Dopo un crollo del 6% della lira turca registrato venerdì scorso, le quotazioni di ieri erano al rialzo. Segno che sui mercati è tornata la normalità, o quasi, dopo il fallito colpo di stato dell’esercito turco e il ritorno al comando (più forte di prima) di Recep Tayyip Erdoğan. Quello che interessa di più, forse, ai mercati finanziari è la stabilità politica del gigante euroasiatico.
Ecco cosa è successo.
Nella notte tra venerdì 15 e sabato 16 luglio alcuni pezzi dell’esercito turco (il secondo più importante della NATO per numero di soldati, dopo quello USA) hanno tentato un colpo di stato contro il governo e il presidente Erdoğan. Sarebbe stato il quinto della storia del paese.
Questa volta, però, il golpe è fallito. Le notizie giunte da Ankara (la capitale) e Istanbul (la città più popolosa e importante) sono state spesso confuse e approssimative. Il New York Times ha elencato una serie di punti per capire meglio la situazione del paese sospeso tra Europa e Asia.
I protagonisti
Conseguenze
Sabato mattina Erdoğan è tornato a Istanbul (più forte di prima): ha parlato dall’aeroporto della città e ha accusato “una minoranza di membri delle forze armate” di avere tentato un colpo di stato, aggiungendo che i responsabili “l’avrebbero pagata a caro prezzo”. In precedenza aveva sostenuto che venerdì i golpisti avevano tentato di ucciderlo mentre si trovava a Marmaris, una città costiera sul Mediterraneo. Nel tardo pomeriggio Erdogan si è di nuovo fatto vedere a Istanbul.
Almeno 265 persone sono morte negli scontri: di questi, 161 sono civili, e 104 sono definiti “golpisti” (quindi probabilmente soldati). Anche 20 dei civili morti sono definiti “golpisti” dal comunicato. Quasi tremila membri dell’esercito sono stati arrestati, e oltre 2.700 giudici sono stati rimossi dal loro incarico.
Angel Merkel ha dichiarato: se la Turchia reintroduce la pena di morte, può dimenticare di entrare in Europa.
Caos sicuramente per un po’ di tempo. Il che non fa bene alla regione mediorientale. Nè all’Europa.