Quali sono le posizioni di investimento di Aletti Gestielle? Pinuccia Parini, Financial Communication and Advisory Manager, ne discute con Giuseppe Benigno, Portfolio manager del Comparto Obbligazionario, e Alessandro Maggio de Maggi, Portfolio Manager del Comparto Cross Asset & Quant.
Nel complesso sembra prospettarsi un’estate priva di tensioni.
Decisivo in tal senso anche l’aggiornamento delle stime fatte nel fine settimana dal FMI. Si parla di una crescita del 3,2% per il 2016, del 3,5% per il 2017 e del 3,6% per il 2018. Il FMI parla di una crescita globale solida, con una differenziazione per aree geografiche. In particolare, crescono le economie sviluppate ed emergenti. Ma ci sono revisioni al rialzo nell’Eurozona, in particolare per paesi “core” come Francia, Germania e paesi periferici come l’Italia e la Spagna. E revisioni al ribasso per gli Stati Uniti. Quanto ai paesi emergenti e alle economie in via di sviluppo, è stata rivista al rialzo la crescita cinese, confermata quella indiana e per il 2017 è previsto un miglioramento dell’America Latina con una revisione al rialzo per Messico e Brasile.
Come sottolinea Giuseppe Benigno, la crescita in Europa sta acquisendo caratteri di robustezza. A fine 2016 si parlava di una crescita trimestrale dello 0,4%, un dato che ora sta quasi raddoppiando. L’accelerazione riguarda anche l’Italia, con prospettive di crescita annuale dell’1%.
Inoltre, la crescita è diffusa su vari settori, come quello manifatturiero, legato alle dinamiche globali, e quello dei servizi, legato invece alla domanda domestica europea.
La Francia ha mostrato una riaccelerazione della crescita economica. Ci sono state molte aspettative per l’elezione di Macron e per le conseguenziali politiche economiche. Non ci sono al momento dati concreti per poterle valutare, ma un elemento è certo: il passo indietro fatto dalle forze euroscettiche, quindi la riduzione nella volatilità e negli spread.
In Italia e Spagna la crescita è stata rivista al rialzo. Tuttavia i due paesi vanno a velocità molto diverse. La Spagna ha un tasso annuo del 3%, l’Italia dell’1%.
Le ragioni sono strutturali. La Spagna può ricorrere al deficit di bilancio, e inoltre la struttura del mercato del lavoro spagnolo è molto più flessibile. E poi il governo di Madrid ha ricevuto una serie di aiuti a livello europeo, soprattutto prima che venisse applicato il bail in per la ricapitalizzazione del sistema bancario in difficoltà. Questa decisione presa anzitempo ha fatto sì che il meccanismo del credito potesse riaggiustarsi più rapidamente.
Il risultato è anche evidente nello spread. La differenza di rendimento tra Bund e BTP decennali italiani è sui 150 punti base, mentre con quello spagnolo è sui 100 punti base: è la differenza di credito che il mercato dà ai due paesi.
Il FMI ha sottolineato la ripresa del commercio globale. Guardando il tasso medio annuo di crescita di questi primi mesi del 2017, registriamo un +4% annuo. Un livello veramente notevole, soprattutto se lo paragoniamo con l’1.3% medio annuo del 2016. Per il 2017 inoltre il WTO prevede un tasso di espansione del 2,4% annuo.
La precedente riduzione del commercio globale è stata determinata da fattori strutturali, spiega Alessandro Maggio de Maggi. In particolare l’impiego della tecnologia e dell’automazione nei processi produttivi, che ha avuto conseguenze su tutta la filiera.
La BCE modificherà la politica monetaria espansiva degli ultimi tempi? E se sì, quando? Durante l’ultima conferenza, il governatore della BCE Mario Draghi ha riconosciuto i progressi fatti dal punto di vista della crescita economica. Ma ha anche detto che questi dati non sono sufficienti per poter cambiare oggi il ritmo della politica monetaria, che deve rimanere espansiva.
Qual è il problema principale? La mancanza (momentanea) di inflazione. Bisogna avere pazienza, a settembre la BCE darà nuove previsioni di crescita e inflazione e in autunno si ridiscuterà sul fatto di ridurre o meno o cambiare i parametri del QE in corso.
Il processo di investimento del team Cross Asset & Quant parte da un approccio top-down. Una volta definita l’area geografica di interesse per ogni settore dell’indice di riferimento si procede a uno screening quantitativo sui titoli che lo compongono in modo da ordinargli dal migliore al peggiore. Il punteggio viene attribuito in base a una serie di parametri all’interno del modello multifattoriale. Si procede quindi a determinare il tipo di stile d’investimento da seguire. Nel dettaglio gli stili sono riconducibili a 4 grandi tipologie:
L’evidenza storica dimostra che per ottenere i migliori benefici in termini di performance bisogna associare lo stile alla fase del ciclo economico in atto.
Il contesto economico americano risulta ancora molto robusto. Lo è il mercato del lavoro, abbiamo una media di nuovi occupati di circa 200mila unità l’anno, tasso di disoccupazione ai minimi, sotto il 4,5% e una crescita dei salari abbastanza vivace. Tutto ciò riesce a tenere alto il potere d’acquisto dei consumatori e quindi la domanda domestica degli americani è ancora piuttosto solida. In questo scenario la FED aveva già introdotto una politica monetaria meno espansiva alzando i tassi di interesse. Ma alla riduzione dello stimolo monetario col rialzo dei tassi si vuole anche associare la riduzione del bilancio della FED. L’effetto finale? L’aumento di pressioni sui rendimenti dei treasury.
Aletti Gestielle mantiene un portafoglio “scarico” nella parte governativa americana, con una duration moderata. “Ci piacciono di più i titoli legati all’inflazione, che in USA non ha ancora espresso tutte le potenzialità”.
Per quanto riguarda la parte corporate e quella emergente, Aletti Gestielle ha un atteggiamento complessivamente più cauto. “Pensiamo che una grossa parte di restringimento dello spread sia avvenuta, siamo sempre più selettivi all’interno delle scelte di investimento”.
Nella parte valutaria abbiamo cambiato tatticamente le nostre posizioni sul dollaro e siamo pronti a rientrare quando ci saranno le condizioni opportune. “Strategicamente preferiamo l’euro tra le divise su cui essere esposti. Siamo neutrali sulle divise dei paesi emergenti e sullo yen. Sottopeso su sterlina e franco svizzero”.
]]>Indubbiamente le elezioni francesi hanno rappresentato una scadenza molto importante per la politica e l’economia del vecchio continente. La vittoria di Emmanuel Macron è la parallela sconfitta dei partiti tradizionali sono un cambio di passo importante. Soprattutto in un contesto di rilevanza sull’opinione pubblica dei movimenti populisti.
È prematuro dire se un europeista che si è messo alla guida di un movimento molto giovane, En Marche, sia una risposta. Ma senz’altro, comemnta Parini, la sua vittoria apre un nuovo capitolo. Le ragioni? Le modalità con cui si è affermato, la centralità del vecchio continente all’indomani della Brexit, il piano di rilancio dell’economia francese. Resta l’incognita delle elezioni per l’Assemblea legislativa, che si terranno a giugno. Le stime, sottolinea la Head of Equity di Aletti Gestielle, sono quelle di un parlamento frammentato. Uno scenario che non va demonizzato, perché al movimento di Macron resta la possibilità di attingere consensi nelle forze d’opposizione e trovare così sostegno alla realizzazione del proprio programma.
Uno dei primi punti nel programma del 25° Presidente della Repubblica francese è l’intervento sul mercato del lavoro. Segue la riforma fiscale e infine la ridistribuzione della spesa pubblica, con tagli e investimenti. Tutte tematiche importanti per i mercati.
Per Fabrizio Castaldi, la riduzione del carico d’imposte sulle imprese è un aspetto molto positivo, che dovrebbe innescare un ciclo virtuoso. Nel programma di Macron, il cosiddetto cuneo fiscale dovrebbe passare dal 33,3% al 25%. Un taglio rilevante, che dovrebbe permettere alle aziende di procedere a investimenti e assunzioni. “C’è anche l’idea di defiscalizzare i contributi per le assunzioni nei primi due anni”, sottolinea Castaldi. “Mentre la riduzione dell’imposizione fiscale sulle persone private scenderà di poco, circa un punto percentuale”.
E in tema di conti pubblici? Per Valentino Bidone non ci sarà un grande stravolgimento. Macron procederà su un binario già seguito dal predecessore François Hollande. Circa 50 miliardi di euro verranno investiti nella trasformazione del settore ecologico e nella formazione della forza lavoro, in particolare dei giovani. Una somma distribuita nell’arco dei 5 anni di mandato, cui è abbinata una riduzione del tasso di crescita della spesa sanitaria e un taglio del pubblico impiego stimato in circa 120mila unità.
L’aspetto più importante della filosofia macroniana è comunque legato all’Europa. Il leader di En Marche ha più volte sottolineato l’auspicio di arrivare a un ministro delle finanze unico. Per non parlare dell’ulteriore passo in avanti in tema di Eurobond.
Con un annuncio a sorpresa, la premier Theresa May ha fatto sapere che la Gran Bretagna andrà ad elezioni anticipate il prossimo 8 giugno. Le reazioni dei mercati non si sono fatte attendere: quello azionario ha stornato, complice anche un rafforzamento della sterlina, mentre su quello obbligazionario non ci sono stati particolari stravolgimenti. La decisione di May non va vista necessariamente come un tentativo di usare il pugno duro in relazione alla Brexit, sottolinea Valentino Bidone: “Anzi, più che uno scontro con le autorità europee potrà esserci un negoziato meno frettoloso, che contemperi meglio le esigenze di entrambe le parti”.
Fabrizio Gastaldi invita alla prudenza. Se nel Regno Unito emerge la maggioranza granitica dei Tories, sul fronte europeo le forze politiche continuano ad essere frazionate. “Sicuramente la vittoria di Macron rinsaldrà l’asse franco-tedesco. Ma non bisogna sottovalutare il rischio volatilità”. Ecco perché, sulla sterlina, Aletti Gestielle resta sottopeso.
Il mondo continua a crescere, anche se a tassi più contenuti rispetto ai livelli pre-crisi. I dati macro tuttavia non riflettono sempre la forza degli indicatori “anticipatori”. Questi indici sono molto importanti per il mercato, perché anticipano il comportamento dell’economia reale. Sono costruiti intervistando i direttori degli acquisti, principalmente delle imprese, su come vedono il futuro. Cosa vuol dire lo scollamento coi dati reali? Che siamo alla fine di un ciclo, perché gli anticipatori sono saliti molto e quindi battono in testa? Oppure gli anticipatori non riflettono più i dati dell’economia? Valentino Bidone evidenzia il fatto che i dati si sono assestati sui valori di picco un po’ ovunque, con grande continuità, da diversi mesi a questa parte. “Due indicazioni ci fanno presumere che non si tratti di un falso allarme e quindi col tempo i dati di economia reale recepiranno la buona performance e manifesteranno tassi di crescita ed espansione.”
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Mercati Emergenti. Ecco aspettative di Aletti Gestielle. Trump chiude le frontiere all’import e incoraggia le aziende USA a investire in patria. Se a questo aggiungiamo un dollaro più forte è probabile che molti EM rallenteranno nel 2017. Scopriamolo con gli esperti di Aletti Gestielle. Modera Pinuccia Parini, in studio:
Ci focalizzeremo, ovviamente, sulle economie emergenti. Cercheremo di fare un po’ il punto della situazione, ovvero cercare di prevedere come si comporteranno le economie dei mercati emergenti nel 2017; anche come reagiranno le borse di conseguenza. Un serie di tematiche toccate in precedenza (crescita, dinamiche inflattive e ruolo della politica) potranno avere un impatto su questi mercati.
L’FMI, nella revisione delle previsioni di gennaio, parla di economie in recupero per i mercati emergenti. Siamo al 4,5% nel 2017, 4,8% nel 2018. L’economia globale è rispettivamente prevista al 3,4% ed al 3,6%.
Le dinamiche di crescita, per i paesi emergenti nel 2017, godono di un contributo di due aree che l’anno scorso non avevano fatto bene: Russia e Brasile. Queste due economie sono date alla fine del percorso recessivo, e quindi in recupero. E’ pur vero che l’FMI ha recentemente ritoccato al ribasso la ripresa brasiliana, ma il trend sembra buono. Stessa cosa è accaduta con l’India ed il processo di demonetizzazione forzata a cui sta andando incontro. Anche il Messico, pur continuando a crescere, si trova in acque potenzialmente rischiose, visto l’aperto contrasto con l’Amministrazione Trump per via del NAFTA e del muro al confine.
Le dinamiche di carattere economico sono improntate ad una crescita, in uno scenario positivo.
Il 2016 è stato un anno di forte dispersione in termini di performance tra le aree emergenti. In poche parole, vuol dire che ci sono stati comportamenti molto diversi tra le varie aree emergenti del pianeta. Questo fatto ha riguardato sia le azioni che le valute. E’ quindi interessante vedere se nel 2017 ci troviamo di fronte a dinamiche diverse da quelle dell’anno precedente, o no.
]]>Politica e mercati finanziari. Le aspettative di Aletti Gestielle per il 2017. Quali saranno gli aspetti importanti che caratterizzeranno l’anno appena cominciato. Modera Pinuccia Parini, in studio:
Tutta una serie di appuntamenti politici, nel 2017, potrebbero avere un impatto sia economico che finanziario. Cerchiamo di contestualizzarli all’interno del contesto economico. Qual è il giusto peso di questi eventi? E quale sarà il suo impatto, stante la situazione economica attuale? Non sarà un anno facile, così come non lo è stato il 2016. Riflessione: potrebbe essere un anno di cauto ottimismo.
Nel 2016 ci sono stati due eventi totalitari: Il primo è Brexit, situazione che ha spaccato un Paese praticamente a metà. Il secondo è chiaramente il risultato delle elezioni USA. Fattori e situazioni totalmente impattanti, anche in merito al gioco degli equilibri politici ed economici.
Abbiamo visto conflitti diventare sempre più tragici, come quello in Siria. Non hanno avuto effetti diretti, ma indiretti sicuramente sì (migranti), su quelle che sono le economie avanzate.
Il 2017 non si presenta come un anno facilissimo. Anche quest’anno appuntamenti importanti, politicamente parlando. Cercando (e trovando) un po’ di ottimismo, l’economia mondiale si pensa che cresca in maniera contenuta, ma cresca. Il tasso di mortalità è sceso, tra l’altro. I livelli di ricchezza generali delle nazioni si stanno alzando. Le diseguaglianze rimangono, economicamente parlando, ma abbiano le economie più povere con tassi di crescita in grosso recupero.
Le dinamiche sono però diverse per i singoli mercati e per le diverse economie. Quindi, un po’ più di serenità, perché il progresso prosegue, e si sono raggiunti traguardi enormi.
Non scordiamoci però gli ostacoli annuali. Elezioni in Francia, Olanda e Germania. A marzo dovrebbe e potrebbe scattare l’articolo 50 dei trattati europei, ed incominciare davvero il percorso di Brexit da parte del Regno Unito. Quindi, appuntamenti di un certo peso.
Non scordiamoci, il 20 di gennaio, l’insediamento ufficiale di Donald Trump come 45° Presidente degli Stati Uniti. Questo fatto genererà tutta una serie di nuove politiche, per adesso sconosciute, nell’amministrazione USA.
]]>Aletti Gestielle Sgr approfondisce i due eventi politici di maggior incertezza del periodo: la vittoria di Donald Trump alle elezioni USA e il prossimo referendum costituzionale in Italia.
Il nuovo presidente USA è un nodo di incertezza che si somma, semmai ce ne fosse stato bisogno, alla serie iniziata con Brexit, la crisi delle banche europee e il prossimo referendum italiano. Bisogna considerare, però, che i mercati erano vicini ai massimi. Quello che si potrebbe vivere è un calo fisiologico.
Aletti Gestielle, a poche ore dall’elezione del 45° presidente USA, realizza un webinar aperto anche agli utenti DaDaMoney per discutere dei possibili cambiamenti e ripercussioni dei mercati finanziari.
Il primo tema, che avrà un focus molto importante, è la vittoria del candidato Repubblicano. Una vittoria – a dire il vero – avvenuta in barba a tutti i sondaggi. L’amministrazione Trump avrà certamente numeorose discontinuità con gli otto anni di amministrazione Obama in politica fiscale, industriale e monetaria. Vediamo insieme a Gestielle quali saranno le conseguenze anche per gli investimenti.
Il secondo tema posto sotto la lente è il referendum costituzionale voluto dal premier Matteo Renzi, in programma il prossima 4 dicembre. Al momento i sondaggi – se possono ancora essere presi in considerazione – danno vincente il fronte del “no”. Se questa ipotesi dovesse verificarsi, il Governo si dimetterà? Gli Italiani saranno richiamati alle urne? Chi potrebbe vincere le eventuali prossime elezioni? Tutti questi temi comportano grande incertezza. E, lo sappiamo bene, l’incertezza non piace ai mercati.
Aletti Gestielle cercherà quindi di far luce su Elezioni USA e Referendum italiano, sempre considerando il punto di vista degli investimenti.
Seguite quindi il webinar in diretta qui su DaDaMoney. In studio ci sarà Pierluca Beltramelli, Responsabile del Comparto Flessibili Total Return Mercati Sviluppati, e Yuri Basile, Responsabile del Comparto Obbligazionario. Modera Pinuccia Parini.
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]]>Al webinar organizzato da Aletti Gestielle SGR partecipano Jacopo Turolla – Portfolio Manager comparto obbligazionario – e Gianluca Puricelli, Portfolio Manager comparto Flessibili Total Return Developed Market.
Vengono analizzati gli appuntamenti politici mondiali che rimangono nel 2016 e l’impatto che potrebbero avere sui mercati finanziari.
Il webinar partirà oggi mercoledì 12 ottobre alle ore 16:15.
]]>Pinuccia Parini, finalcial communication and advisory manager del gruppo, spiega bene questo importante argomento.
Le elezioni presidenziali USA si terranno l’8 novembre. L’appuntamento politico avrà riflessi globali, come è logico. Altri appuntamenti politici hanno contraddistinto l’annata. A tutti, i mercati hanno guardato con molta attenzione, ed hanno risposto in maniera positiva.
La corsa alla Casa Bianca ha due contendenti: Hillary Clinton e Donald Trump. Concentriamoci sui loro programmi e sull’impatto delle loro politiche. In questo momento gli States, sia da un punto di vista fiscale che di debito pubblico, hanno bisogno di una scossa e di una indicazione molto chiara e netta. C’è anche un problema demografico di cui dover tenere conto.
Sono state fatte simulazioni da centri indipendenti e bipartisan sul programma (non definitivo) dei due candidati. Il deficit americano dovrebbe passare, nei prossimi dieci anni, dal 3 al 5%. La Clinton ha detto che il deficit dovrebbe restare intorno al 5%. Trump ha accennato che potrebbe attestarsi al 10%. Per quanto concerne il debito, le dinamiche sono ancora più ampie e diverse tra i due candidati. Con le politiche attuali, il livello debito/PIL dovrebbe passare dal 75% all”87%. La Clinton porterebbe questo livello, secondo il suo programma, nei prossimi 10 anni all’86%. Donald Trump lo porterebbe al 127%. Le motivazioni di queste differenze stanno nelle politiche fiscali.
La Clinton vede le aliquote fiscali passare dal 18,1 al 18,6%. Per quanto riguarda Trump, invece, si va dal 18,1% al 13,6%. Le entrate mancanti, sostiene Trump, verranno colmate da tagli alla spesa pubblica, ancora non specificati. C’è quindi una importante differenza sul punto della tassazione, parlando di un’evidente rimodulazione, soprattutto Trump. Anche dal punto di vista della tassazione alle imprese ci sarà rimodulazione. A questo si aggiungerà una serie di stimoli fiscali che entrambi i candidati sono seriamente intenzionati a presentare. Oltre a questi, entrmabi vogliono aumentare la spesa in infrastrutture, problema ormai annoso dell’America, e non più rimandabile. Il piano della Clinton sembra molto più dettagliato di quello di Trump, con 250 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni previsti. Trump non ha dato indicazioni chiare, ma all’inizio delle primarie si parlava di una cifra simile.
I due candidati sono molto diversi nel loro profilo politico. Trump non appartiene ai Repubblicani, non è in accordo con le politiche del partito, e viene definito una “wild card”. La Clinton è parte dell’establishment democratico. Entrambi non godono di grande consenso tra gli elettori. Nessuno dei due sembra avere personalità per sottrarre voti all’altra parte.
Guardiamo con particolare attenzione a queste elezioni, per le ragioni addotte precedentemente, soprattutto se fosse Trump ad essere eletto. Devono essere tenute di conto anche le politiche commerciali e quelle estere. Nel primo caso Trump è molto più rigido della Clinton, e probabilmente più protezionista.. Nel secondo, ugualmente (vedi muro proposto con il Messico). Chiunque verrà eletto non avrà carta bianca, perché dipende anche da come si delineerà il Congresso. Attualmente sia Camera che Senato sono in mano ai Repubblicani.Dovesse cambiare, certamente cambierebbe anche ciò che il Presidente potrebbe fare o non fare. Ma anche se restasse così, e venisse eletta la Clinton, la situazione sarebbe delicata. Seguiamo attentamente il tutto, continuando a seguire i programmi dei candidati e le loro indicazioni.
]]>Niccolò Bocchin, portfolio manager del comparto obbligazionario, aggiorna la view del gestore su questo importante settore del mercato.
Sia il settore IG (investment grade) che quello HY (high yield) stanno segnando importanti rialzi da inizio anno. Si va da un 5,5% ad un 7,5%. Questi ritorni sono generati da 3 componenti. Il primo è il rendimento di partenza e l’averlo maturato in questi nove mesi. Il secondo è la discesa dei governativi sottostanti il credito. Il terzo è un’importante compressione a livello di spread di credito. Questi spread si erano molto allargati a partire dalla metà del 2014 (soprattutto negli HY), a seguito del crollo del prezzo del petrolio. Il top degli ultimi 4 anni si è avuto a febbraio 2016.
Diversi fattori hanno e stanno facendo rientrare questi livelli di spread. In primis, le valutazioni troppo generose di febbraio, e lo sono tuttora, visti i governativi sottostanti. In secundis, qualità delle aziende, ancora molto buona. In terzis, una crescita globale moderata, ma pur sempre continua (niente recessione). Infine, la BCE, che ha incluso i titoli IG nei suoi acquisti mensili, e sta tirando la volata agli spread.
Questi spread, da qui a fine anno, hanno ancora un minimo margine di restringimento. Tuttavia il referendum italiano e le elezioni USA sono due elementi che potrebbero limitare la compressione degli spread. Il mondo del credito corporate rimane importante soprattutto perché il governativo sottostante non rende.
Continuiamo a privilegiare la classe di rating delle singole B (spread compensano rischiosità). Nel mondo IG, preferenza per tutto ciò che è subordinato.
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