Mercati. Lo Scenario Macroeconomico di Ersel a fine novembre 2019

Intervista ad Alberto Cattaneo, del team delle gestioni patrimoniali Ersel, in merito allo scenario macroeconomico globale e i riflessi sui mercati finanziari.

Anche nel mese di novembre il trend favorevole delle borse internazionali è proseguito, con l’indice Standard&Poor’s che ha fatto registrare nuovi massimi assoluti proprio pochi giorni fa. I motivi sottostanti al trend di rialzo sono ancora una volta il comportamento favorevole delle banche centrali e un flusso di notizie favorevoli per quanto riguarda l’evoluzione della disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina.

L’ingrediente che però manca, e che avevamo già sottolineato alcuni mesi fa è una significativa svolta dei dati macroeconomici e micro. Infatti, anche nel mese di novembre, l’evidenza, sotto questo fronte, è stata alquanto mista. Abbiamo ancora un settore manifatturiero che si colloca in una fase di recessione, e con segnali a macchia di leopardo, di moderata ripresa, soprattutto negli Stati Uniti e negli emergenti, e poi abbiamo un settore dei servizi che ha tenuto di più durante tutta la parte prima parte dell’anno, ma che adesso sta mostrando qualche segnale di affaticamento, proprio perché continua la fase negativa nel settore manifatturiero, che si sta estendendo anche quello dei servizi.

Guardando più allo specifico le diverse aree, negli Stati Uniti abbiamo una buona tenuta del mercato occupazionale, anche a fronte di un calo degli investimenti. E proprio l’osservazione di queste due variabili potrà decidere quello che sarà lo scenario futuro per l’economia americana. Se le imprese limiteranno quello che si vede sul mercato occupazionale a non assumere nuovo personale, però senza evitare di fare noi dei licenziamenti, allora potremo dire che il peggio è passato, per quanto riguarda l’economia americana, e ci assesteremo sul sentiero di crescita, magari moderato rispetto ai trimestri precedenti, però sempre di crescita. Se invece incominceremo a vedere anche nelle statistiche dei licenziati un aumento di questa metrica, allora la situazione per lo scenario americano si farà più delicata.

Per quanto riguarda l’Europa, il malato in questo momento è la Germania, e purtroppo seguita in questa statistica negativa dall’Italia. Anche qui il settore manifatturiero e quello più esposto al commercio internazionale sono state le aree più penalizzate, mentre i servizi a domanda interna hanno retto. Quello che stiamo vedendo è una serie di statistiche prive di una direzione ben chiara. Sembra essersi arrestato il processo di deterioramento nella principale economia dell’area euro, e anche appunto nel settore manifatturiero, però non ci sono chiari segnali di una svolta verso il rialzo. Quello che si vede abbastanza nettamente è un supporto positivo dato dagli aggregati monetari, a seguito anche del nuovo piano di stimolo voluto dalla Banca Centrale Europea. Però tardano queste metri che a scaricarsi sull’economia reale, ed a vedere una chiara svolta verso l’alto delle produzioni.

Per quanto riguarda i mercati emergenti, in Cina si deve fronteggiare una volontà di risollevare l’economia da quelli che sono gli effetti negativi della guerra commerciale con gli Stati Uniti, da un altro il bisogno impellente delle autorità cinesi che è quello di non sollevare un’altra bolla speculativa sul mercato immobiliare o su quello dell’investimento. Ecco perché quindi le misure di stimolo varate dalle autorità cinesi sono fatte col contagocce, e volte a fronteggiare il calo dell’attività produttiva senza anche qui imporre una decisa svolta verso l’alto agli indicatori di crescita.

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