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{"id":25433,"date":"2018-07-30T00:00:00","date_gmt":"2018-07-29T22:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/www.dadamoney.com\/consulenza-priorita-della-vita\/"},"modified":"2018-07-30T00:00:00","modified_gmt":"2018-07-29T22:00:00","slug":"consulenza-priorita-della-vita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.dadamoney.com\/?p=25433","title":{"rendered":"Consulenza e priorit\u00e0 della vita | Anima SGR"},"content":{"rendered":"

Consulenza e priorit\u00e0 della vita. Cosa ci dice a tal proposito la famosa “piramide di Maslow”? Rubrica a cura di Mario Noera<\/strong><\/a>, Docente di Economia dei mercati finanziari all’Universit\u00e0 Bocconi<\/strong><\/a>.<\/p>\n

Cos’\u00e8 la piramide di Maslow<\/h3>\n

Tra il 1943 e il 1954 lo psicologo statunitense Abraham Maslow<\/strong><\/a> concep\u00ec il concetto di “Hierarchy of Needs<\/i>” (gerarchia dei bisogni o necessit\u00e0), e lo divulg\u00f2 nel libro Motivation and Personality<\/i>, del 1954.<\/p>\n

Questa scala di bisogni \u00e8 suddivisa in cinque differenti livelli, dai pi\u00f9 elementari (necessari alla sopravvivenza dell’individuo) ai pi\u00f9 complessi (di carattere sociale). L’individuo si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo. Questa scala \u00e8 internazionalmente conosciuta come “La piramide di Maslow”. I livelli di bisogno concepiti sono:<\/p>\n

    \n
  1. Bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.)<\/li>\n
  2. Bisogni di salvezza, sicurezza e protezione<\/li>\n
  3. Bisogni di appartenenza (affetto, identificazione)<\/li>\n
  4. Bisogni di stima, di prestigio, di successo<\/li>\n
  5. Bisogni di realizzazione di s\u00e9 (realizzando la propria identit\u00e0 e le proprie aspettative e occupando una posizione soddisfacente nel gruppo sociale).<\/li>\n<\/ol>\n

    I bisogni spiegati<\/h3>\n

    Uno dei principi ispiratori della moderna consulenza finanziaria \u00e8 la\u00a0cosiddetta piramide di Maslow. Abraham Maslow, come detto, era uno psicologo americano che nei primi anni cinquanta del novecento ha rovesciato l’impostazione delle teorie allora dominanti in psicologia; ha sostanzialmente aperto la strada a quella che oggi conosciamo come finanza comportamentale<\/strong><\/a>.<\/p>\n

    La piramide di Maslow rappresenta infatti una classificazione sequenziale<\/strong>, a suo modo gerarchica, delle motivazioni<\/strong> umane. Le motivazioni delle persone, secondo Maslow, possono infatti essere ordinate dal basso verso l’alto in ragione della loro urgenza<\/strong> relativa.\u00a0Non a caso alla base della piramide dei bisogni ci sono elementari bisogni fisiologici<\/strong>: respirare, alimentarsi, riposarsi, riprodursi e cos\u00ec via, immediatamente seguiti per\u00f2, un solo gradino pi\u00f9 sopra, dai bisogni di sicurezza<\/strong>.\u00a0Poi, salendo via via nella scala, arrivano i bisogni di appartenenza<\/strong>, amicizia, affetto, intimit\u00e0 e poi ancora i bisogni di stima e considerazione sociale<\/strong> ed infine, proprio in cima alla piramide, vi sono i bisogni di autorealizzazione morale e spirituale<\/strong>.<\/p>\n

    Consulenza e bisogni<\/h3>\n

    Quasi mezzo secolo dopo, due padri della finanza comportamentale hanno applicato la piramide di Maslow anche alle scelte finanziarie<\/strong>, collegando la selezione<\/strong> degli strumenti di investimento direttamente ai molteplici<\/strong> obiettivi<\/strong> degli investitori.\u00a0Come nella piramide di Maslow, nella teoria comportamentale del portafoglio dei due, gli strumenti finanziari devono essere selezionati in funzione degli specifici bisogni<\/strong> dell’investitore, non sulla base delle loro propriet\u00e0 statistiche<\/strong> come invece nell’approccio tradizionale<\/strong>.<\/p>\n

    Bisogni e portafogli ottimali<\/h3>\n

    Il procedimento proposto dai due scardina per\u00f2 la logica<\/strong> di costruzione dei portafogli, che oggi \u00e8 anche la pi\u00f9 utilizzata, basata sulla cosiddetta teoria del portafoglio di Marcowitz<\/a><\/strong>, il cui mantra \u00e8 la diversificazione ottimale<\/strong>.\u00a0La teoria di Markowitz postula infatti che, una volta noti la volatilit\u00e0 e le correlazioni, \u00e8 possibile ingegnerizzare<\/strong> un unico portafoglio onnicomprensivo, in modo da minimizzare<\/strong> il rischio<\/strong> per ogni dato livello di rendimento atteso.<\/p>\n

    Il portafoglio comportamentale<\/strong> non si cura, invece, di combinare gli strumenti finanziari tra di loro in maniera astrattamente ottimale, ma si preoccupa soprattutto di trovare il massimo allineamento<\/strong> tra soluzioni finanziarie e bisogni, anche a costo di generare portafogli che Markowitz giudicherebbe sub ottimali<\/strong>.<\/p>\n

    L’investitore aspirazionale<\/h3>\n

    Di recente, un capo investimenti del wealth management di Merrill Lynch, Ashvin\u00a0Chhabra,\u00a0ha ripreso il tema in un libro che negli Stati Uniti ha avuto molto successo, intitolato, peraltro, \u201cThe aspirational investor<\/strong><\/a>\u201d.<\/p>\n

    Chhabra\u00a0sembra non rinnegare l’approccio tradizionale, ma lo considera molto parziale, perch\u00e9 tiene conto solo dei rischi di mercato<\/strong>, trascurando altre due categorie molto importanti di rischi, quelli che Chhabra definisce ad esempio i rischi personali<\/strong>, e i cosiddetti rischi\u00a0aspirazionali<\/strong>.<\/p>\n

    I rischi personali<\/strong> sono tutti quelli che derivano non dalle fluttuazioni dei mercati, ma dalle avversit\u00e0<\/strong> della vita: perdita del lavoro, invalidit\u00e0, la prospettiva di una vecchiaia, povert\u00e0 e cos\u00ec via. I rischi aspirazionali<\/strong> sono invece quelli legati alla rinuncia<\/strong> ai propri progetti ed alle proprie ambizioni, come ad esempio investire nella propria impresa, o cercare di arricchirsi con investimenti speculativi.\u00a0Difendersi dai rischi personali richiede una protezione<\/strong> molto pi\u00f9 ampia di quella usuale, mentre seguire le proprie aspirazioni implicherebbe\u00a0esposizione a livelli di rischio molto, molto pi\u00f9 elevati<\/strong>.<\/p>\n

    Anzich\u00e9 cercare di raggruppare in un portafoglio unico esigenze che sono spesso incompatibili tra loro, Chhabra\u00a0 suggerisce quindi di dividere<\/strong> le proprie scelte finanziarie come se fossero tre<\/strong> portafogli ben distinti.<\/p>\n

    I tre portafogli<\/h3>\n

    Una parte \u00e8 dedicata esclusivamente alla sicurezza<\/strong>: meno redditiva, pi\u00f9 liquida e integrata con strumenti assicurativi<\/strong>. Una seconda parte \u00e8 dedicata alla stabilit\u00e0 di medio lungo periodo<\/strong>, basata sulla tradizionale diversificazione<\/strong>, ed infine una terza parte eventualmente dedicata alle proprie ambizioni<\/strong>, con un’avvertenza di essere disposti anche a perderla integralmente<\/strong>.<\/p>\n

    Anzich\u00e9 combinare tutti gli obiettivi in un unico contenitore, la logica di costruzione del portafoglio proposto da Chhabra\u00a0\u00e8 cio\u00e8 additiva<\/strong>, perch\u00e9 parte dalla base della piramide di Maslow, allocando al bisogno primario della sicurezza<\/strong> la porzione maggiore<\/strong> delle risorse, destinando poi alla realizzazione di eventuali progetti a medio termine una parte della ricchezza rimanente<\/strong>, ed infine dedicando agli investimenti pi\u00f9 rischiosi<\/strong> solamente la componente residua<\/strong> del portafoglio, cio\u00e8 la punta della piramide di Maslow.\u00a0Questa procedura consente cos\u00ec di abbinare le risorse disponibili ad obiettivi multipli<\/strong>, nella consapevolezza che ciascuno di essi comporta anche una tolleranza al rischio diversa<\/strong>.<\/p>\n

    Il merito del metodo di Chhabra\u00a0 \u00e8 tuttavia anche un altro. Anzich\u00e9 rifugiarsi nell\u2019alchimia della finanza dei mercati, il metodo costringe infatti a fare i conti con le proprie priorit\u00e0 autentiche<\/strong>.<\/p>\n

    Conclusioni<\/h3>\n

    Alcuni anni fa, durante un seminario, un consulente finanziario americano allora molto famoso, John Kinder, fece un interessante test con i presenti. Egli chiese a tutti noi di scrivere su un foglio le tre cose che avremmo davvero<\/strong> desiderato fare nella vita se fossimo stati completamente liberi<\/strong> di scegliere. \u00a0Poi, messo da parte il primo foglietto, Kinder chiede di scrivere su un altro foglio le tre cose pi\u00f9 importanti che avremmo voluto fare se invece avessimo improvvisamente saputo di avere davanti un solo anno di vita<\/strong>.<\/p>\n

    Confrontando i foglietti ciascuno di noi a quel punto avrebbe saputo cos’era davvero importante<\/strong> per lui. La buona<\/strong> consulenza dovrebbe servire soprattutto a fare questo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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