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{"id":25175,"date":"2018-05-30T00:00:00","date_gmt":"2018-05-29T22:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/www.dadamoney.com\/economia-relazione-annuale-bankitalia\/"},"modified":"2018-05-30T00:00:00","modified_gmt":"2018-05-29T22:00:00","slug":"economia-relazione-annuale-bankitalia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.dadamoney.com\/?p=25175","title":{"rendered":"Economia. La relazione annuale del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco"},"content":{"rendered":"

Il 29 maggio, alle ore 10.30, il Governatore Ignazio Visco<\/strong> ha presentato le Considerazioni finali<\/strong> in occasione della diffusione della Relazione annuale di economia sul 2017. Il documento integrale \u00e8 consultabile qui<\/strong><\/a>.<\/p>\n

L’economia internazionale<\/h3>\n

Nel 2017 l’espansione dell’economia mondiale \u00e8 stata sostenuta<\/strong> (3,8 per cento) e superiore alle attese; sospinta dalla ripresa degli investimenti, si \u00e8 estesa sia alle principali economie avanzate sia a quelle emergenti e in via di sviluppo.<\/p>\n

Il commercio mondiale ha segnato un marcato recupero<\/strong>, tornando a crescere a un ritmo superiore a quello del prodotto. Gli indicatori qualitativi degli ordini esteri prospettano tuttavia un possibile indebolimento nel corso del 2018, cui contribuiscono probabilmente i timori indotti dalle crescenti tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e i loro principali partner.<\/p>\n

Le favorevoli condizioni cicliche hanno sospinto i prezzi delle materie prime<\/strong>. Gli accordi tra i maggiori paesi produttori di petrolio hanno favorito il riassorbimento dell’eccesso di offerta che perdurava da un triennio. Nel maggio di quest’anno tensioni geopolitiche hanno impresso un ulteriore rialzo ai corsi, che hanno raggiunto i valori pi\u00f9 elevati dal 2014.<\/p>\n

La crescita dei prezzi delle materie prime ha contribuito al lieve aumento dell’inflazione globale, rimasta tuttavia moderata nella sua componente di fondo<\/strong>. La Riserva federale ha proseguito il percorso di normalizzazione della politica monetaria intrapreso nell’ultimo biennio, con effetti limitati sui mercati.<\/p>\n

Nel corso del 2017 le condizioni sui mercati finanziari internazionali sono state distese<\/strong>. Nei primi mesi di quest’anno la volatilit\u00e0 degli indici azionari \u00e8 rapidamente aumentata in connessione con una revisione al rialzo delle aspettative sui tassi di interesse e con l’annuncio di nuove misure protezionistiche negli Stati Uniti.<\/p>\n

L’economia dell’area dell’euro<\/h3>\n

Nell’area dell’euro la fase espansiva dell’economia iniziata nella primavera del 2013 si \u00e8 rafforzata, diffondendosi a tutti i paesi<\/strong>. Nel primo trimestre di quest’anno la crescita ha lievemente ripiegato, tornando in linea con quella media dell’ultimo triennio.<\/p>\n

Venuti meno i timori di deflazione all’inizio del 2017, l’inflazione \u00e8 gradualmente aumentata<\/strong> ; resta per\u00f2 ancora lontana dai valori coerenti con la definizione di stabilit\u00e0 dei prezzi adottata dall’Eurosistema, soprattutto nella sua componente di fondo. La progressiva ripresa dell’inflazione nei prossimi anni dipender\u00e0 dal riassorbimento delle risorse lavorative inutilizzate e dal connesso recupero delle aspettative di inflazione di famiglie e imprese.<\/p>\n

Resta significativo il sostegno fornito alla crescita dalle politiche economiche, in particolare dalle condizioni monetarie molto favorevoli<\/strong>. Secondo le stime della Commissione europea, l’orientamento della politica di bilancio dell’area diventerebbe leggermente espansivo nell’anno in corso.<\/p>\n

Nel 2017 la Commissione ha presentato alcune iniziative per la riforma della governance dell’Unione economica e monetaria<\/strong>, tra cui le proposte per il completamento dell’Unione bancaria e dell’Unione dei mercati dei capitali, unitamente al progetto per il potenziamento del Meccanismo europeo di stabilit\u00e0 (European Stability Mechanism, ESM), che verrebbe a configurarsi come una sorta di Fondo monetario europeo.<\/p>\n

L’orientamento della politica monetaria \u00e8 stato ricalibrato nel 2017 con molta gradualit\u00e0<\/strong>. Le prospettive di crescita dell’economia si sono rafforzate e sono emersi primi segnali di ripresa dell’inflazione, anche se permane elevata l’incertezza attorno alla velocit\u00e0 di convergenza verso livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento. Restano incerte anche l’effettiva entit\u00e0 della forza lavoro inutilizzata che ancora frena la ripresa dei salari e la rapidit\u00e0 di risalita delle aspettative di inflazione. Non si \u00e8 inoltre finora registrata una tendenza al rialzo dell’inflazione di fondo sufficientemente robusta.<\/p>\n

La progressiva rimodulazione degli strumenti della politica monetaria \u00e8 avvenuta senza ripercussioni sui mercati finanziari e sui tassi di interesse a lungo termine, come molti osservatori paventavano<\/strong>. Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha costantemente ribadito la necessit\u00e0 di un’azione prudente, perseverante e paziente; in prospettiva ritiene necessario mantenere comunque un grado elevato di accomodamento monetario, la cui evoluzione resta condizionata alle informazioni che si renderanno via via disponibili.<\/p>\n

L’economia italiana<\/h3>\n

Nel 2017 si \u00e8 consolidato il recupero dell’economia italiana<\/strong>, in atto ormai quasi senza interruzioni dal secondo trimestre del 2013. La ripresa procede tuttavia a un passo pi\u00f9 lento nel confronto con le riprese cicliche precedenti e rispetto alla crescita che si registra nelle altre principali economie dell’area dell’euro.<\/p>\n

La crescita \u00e8 stata superiore a quanto atteso dai principali previsori all’inizio dell’anno e ha riguardato tutte le macroaree<\/strong>, ma soprattutto le regioni del Nord. \u00c8 stata sostenuta da ogni componente: l’interscambio con l’estero, i consumi delle famiglie, l’accumulazione in beni strumentali e in costruzioni, il cui divario rispetto ai valori precedenti la crisi rimane tuttavia assai ampio anche per i ridotti investimenti delle Amministrazioni pubbliche.<\/p>\n

Le esportazioni hanno accelerato pi\u00f9 delle importazioni; l’interscambio con l’estero ha cos\u00ec fornito un contributo positivo alla crescita del PIL per la prima volta dal 2013<\/strong>. L’avanzo delle partite correnti con l’estero ha raggiunto il valore pi\u00f9 alto dalla met\u00e0 degli anni novanta.<\/p>\n

Il credito al settore privato non finanziario \u00e8 aumentato<\/strong>, in misura ancora modesta per le imprese, come osservato in passato nell’uscita da recessioni profonde o associate a crisi finanziarie.<\/p>\n

La politica di bilancio ha mantenuto, per il quarto anno consecutivo, un orientamento moderatamente espansivo<\/strong>; l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche \u00e8 comunque diminuito. Anche il rapporto tra debito e prodotto \u00e8 lievemente sceso; condizioni di finanziamento meno favorevoli non avrebbero ripercussioni significative sulla sostenibilit\u00e0, nella misura in cui la politica di bilancio resti prudente e si confermino gli attuali tassi di crescita.<\/p>\n

Soprattutto grazie alla ripresa dell’occupazione dipendente, la crescita del reddito disponibile delle famiglie si \u00e8 rafforzata, sostenendo l’aumento dei consumi in atto dalla met\u00e0 del 2013<\/strong>. Anche la fiducia dei consumatori \u00e8 migliorata nella seconda parte dell’anno, rispecchiando le pi\u00f9 favorevoli attese sul mercato del lavoro.<\/p>\n

Tra il 2014 e il 2016 \u00e8 lievemente aumentata la disuguaglianza dei redditi<\/strong>. Nell’ultimo decennio si \u00e8 ampliata sia tra classi di et\u00e0 sia all’interno delle diverse aree territoriali del Paese, risentendo del peggioramento delle condizioni delle famiglie meno abbienti. Nel 2016 l’incidenza degli individui in condizione di povert\u00e0 assoluta ha raggiunto i livelli massimi degli ultimi dieci anni.<\/p>\n

Secondo nostre stime lo scorso anno il calo della ricchezza immobiliare delle famiglie si sarebbe arrestato<\/strong>, nonostante l’ulteriore moderata diminuzione dei prezzi delle abitazioni, sui quali non si \u00e8 ancora trasmesso il recupero della domanda.<\/p>\n

Lo scorso anno l’attivit\u00e0 si \u00e8 rafforzata in tutti i settori dell’economia tranne che nell’agricoltura<\/strong>. Il valore aggiunto ha accelerato nella manifattura e nei servizi e ha segnato il primo incremento significativo dal 2006 nelle costruzioni.<\/p>\n

\u00c8 migliorato il saldo demografico delle imprese<\/strong> per effetto della riduzione della mortalit\u00e0. Sebbene il tasso di natalit\u00e0 rimanga su livelli inferiori a quelli prevalenti prima della crisi, sono cresciuti, per il terzo anno consecutivo, la capacit\u00e0 di sopravvivenza delle imprese giovani e il loro contributo al valore aggiunto e all’accumulazione di capitale, soprattutto immateriale.<\/p>\n

Gli investimenti hanno accelerato, in particolare quelli in impianti, macchinari e mezzi di trasporto<\/strong>. Vi hanno contribuito gli incentivi fiscali, le favorevoli condizioni monetarie e finanziarie, la riduzione dell’incertezza e l’aumento della fiducia delle imprese sulle prospettive della domanda. In rapporto al PIL gli investimenti rimangono tuttavia su livelli contenuti rispetto a quelli pre-crisi.<\/p>\n

Anche l’attivit\u00e0 innovativa e la propensione all’adozione delle nuove tecnologie, pur modeste nel confronto internazionale, si sono rafforzate<\/strong>, favorite dalle politiche di sostegno introdotte negli ultimi anni. La produttivit\u00e0 del lavoro nel settore privato \u00e8 tornata a crescere, riportandosi sui livelli precedenti la crisi: nell’industria ha proseguito l’aumento in atto da dieci anni, sia pure a tassi inferiori rispetto all’area dell’euro; nei servizi ha ripreso a salire.<\/p>\n

Le condizioni finanziarie sono complessivamente migliorate sia per le famiglie sia per le imprese<\/strong>.<\/p>\n

\u00c8 cresciuta la ricchezza totale delle famiglie<\/strong>, anche per l’aumento di valore delle attivit\u00e0 finanziarie, ed \u00e8 salito il peso del risparmio gestito, che favorisce la diversificazione del rischio di portafoglio. I prestiti concessi alle famiglie da banche e altri intermediari finanziari hanno accelerato.<\/p>\n

Nel 2017 gli utili delle imprese hanno continuato a crescere<\/strong>. La leva finanziaria si \u00e8 ancora ridotta, principalmente per l’incremento del patrimonio netto. I debiti verso le banche sono rimasti stabili; segnali di aumento sono emersi solo nei primi mesi di quest’anno. Si \u00e8 intensificato il ricorso al mercato dei capitali, anche da parte delle imprese di media dimensione. La disponibilit\u00e0 di risorse finanziarie esterne rappresenta un fattore rilevante per l’attivit\u00e0 delle imprese di nuova costituzione.<\/p>\n

Lo scorso anno l’occupazione ha continuato a espandersi in tutti i principali settori economici<\/strong>. Restano per\u00f2 ampi margini di forza lavoro inutilizzata: le ore lavorate per addetto sono ancora inferiori di circa il 5 per cento rispetto ai livelli pre-crisi; rimane elevata la quota dei lavoratori part-time che preferirebbero un impiego a tempo pieno.<\/p>\n

Sono ancora diminuiti i lavoratori indipendenti e cresciuti quelli alle dipendenze<\/strong>: nell’ultimo triennio gli autonomi (che includono gli impieghi parasubordinati) si sono ridotti di circa 160.000 unit\u00e0, mentre i dipendenti sono aumentati di oltre 900.000, di cui pi\u00f9 della met\u00e0 a tempo indeterminato. Nel 2017 la crescita del lavoro subordinato \u00e8 stata per\u00f2 interamente riconducibile ai rapporti a termine. L’occupazione permanente ha risentito del venire meno degli sgravi contributivi concessi sulle nuove assunzioni nel 2015-16 e, nei mesi finali dell’anno, della scelta delle imprese di attendere i nuovi sgravi previsti dal 2018 per le assunzioni di lavoratori giovani.<\/p>\n

Il tasso di attivit\u00e0 \u00e8 ancora cresciuto<\/strong>, soprattutto tra i pi\u00f9 anziani; si \u00e8 invece ridotto tra i pi\u00f9 giovani, riflettendo la maggiore partecipazione al sistema educativo.<\/p>\n

Il tasso di disoccupazione \u00e8 diminuito solo lievemente<\/strong>, restando su valori storicamente elevati;quello giovanile \u00e8 calato di pi\u00f9<\/strong>, ma \u00e8 ancora tre volte pi\u00f9 alto rispetto a quello relativo all’intera popolazione.<\/p>\n

Nel 2017 l’aumento delle retribuzioni contrattuali \u00e8 stato modesto, come l’anno precedente<\/strong>. Dai contratti siglati nella seconda parte dell’anno e nei primi mesi del 2018 sono emersi per\u00f2 segnali di rafforzamento della dinamica salariale, determinati da un pi\u00f9 stretto ancoraggio all’andamento previsto dei prezzi e da un incremento delle aspettative di inflazione delle imprese.<\/p>\n

Lo scorso anno i prezzi al consumo in Italia sono tornati a crescere<\/strong>, sospinti dalle componenti pi\u00f9 volatili. L’inflazione di fondo, pur in lenta ripresa, resta bassa<\/strong> nel confronto storico, pi\u00f9 che nell’area dell’euro, risentendo soprattutto di margini ancora ampi di risorse produttive non utilizzate. Le attese sull’inflazione hanno mostrato segnali di recupero tuttora incerti.<\/p>\n

Anche la dinamica salariale \u00e8 risultata debole<\/strong>, frenata da un grado di utilizzo del fattore lavoro ancora contenuto e dall’introduzione, in alcuni accordi salariali siglati tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, di clausole di indicizzazione degli incrementi retributivi alla bassa inflazione degli anni precedenti.<\/p>\n

La competitivit\u00e0 di prezzo delle imprese italiane non ha risentito dell’apprezzamento dell’euro<\/strong>, per effetto di un aumento dei prezzi alla produzione dei manufatti inferiore a quello dei principali partner commerciali. Il guadagno di competitivit\u00e0 nei confronti degli altri paesi dell’area dell’euro ha compensato la perdita rispetto ai concorrenti esterni.<\/p>\n

L’avanzo di conto corrente \u00e8 ancora salito<\/strong>. Le esportazioni hanno accelerato, favorite dalla crescita della domanda derivante dalla buona congiuntura internazionale; tra i servizi \u00e8 proseguita l’espansione delle entrate da turismo, in atto da otto anni. I redditi da capitale del Paese sono tornati in surplus.<\/p>\n

Sono ripresi gli investimenti in titoli italiani da parte dei non residenti<\/strong>, mentre gli investitori italianihanno acquistato titoli esteri di portafoglio, principalmente quote di fondi comuni, per un importo ancora pi\u00f9 elevato rispetto al triennio precedente. Nella seconda parte del 2017 si \u00e8 arrestato l’ampliamento del saldo passivo della Banca d’Italia sul sistema dei pagamenti TARGET2.<\/p>\n

Negli ultimi anni la posizione debitoria netta sull’estero dell’Italia \u00e8 significativamente diminuita<\/strong>, grazie all’accumularsi di surplus di conto corrente. Dal picco del 24,6 per cento del PIL raggiunto nel marzo 2014 \u00e8 scesa al 6,7 per cento alla fine del 2017. In base alle proiezioni del Fondo monetario internazionale sul saldo di conto corrente, la posizione netta sull’estero dell’Italia dovrebbe azzerarsi attorno al 2020, mentre resterebbero ampi gli squilibri degli altri maggiori paesi dell’area dell’euro.<\/p>\n

Nel 2017 la politica di bilancio ha mantenuto un orientamento moderatamente espansivo<\/strong>, motivato dall’obiettivo di non frenare il consolidamento della ripresa economica. L’avanzo primario, rimasto invariato all’1,5 per cento del PIL, secondo le stime della Commissione europea \u00e8 sceso di 0,6 punti percentuali del prodotto al netto degli effetti del ciclo economico. Beneficiando dell’ulteriore riduzione della spesa per interessi l’indebitamento netto ha continuato a contrarsi, portandosi dal 2,5 al 2,3 per cento. Il debito \u00e8 diminuito marginalmente, al 131,8 per cento.<\/p>\n

L’orientamento della politica di bilancio nel 2018 sarebbe sostanzialmente neutrale<\/strong>. Nel quadro a legislazione vigente del Documento di economia e finanza presentato alla fine di aprile, \u00e8 stato confermato il calo dell’indebitamento netto nel 2018 all’1,6 per cento; nel 2020 sarebbe conseguito il pareggio di bilancio. Nell’anno in corso l’incidenza del debito sul prodotto diminuirebbe di circa un punto percentuale; la riduzione proseguirebbe a un ritmo pi\u00f9 sostenuto negli anni successivi fino a un valore prossimo al 122 per cento nel 2021.<\/p>\n

A maggio la Commissione ha valutato l’andamento dei conti pubblici nel 2017 sostanzialmente coerente con le regole di bilancio europee; per l’anno in corso ha segnalato il rischio di scostamenti significativi<\/strong> che saranno valutati nella primavera del 2019 alla luce dei dati di consuntivo.<\/p>\n

I progressi in materia di concorrenza sono stati contenuti<\/strong>. Le limitate aperture, realizzate anche in seguito al varo della prima legge annuale per il mercato e la concorrenza (L. 124\/2017), sono state accompagnate da arretramenti in alcuni settori.<\/p>\n

\u00c8 stata approvata una legge delega di riforma della disciplina delle crisi di impresa<\/strong>. I criteri previsti offrono spazi per un’ampia revisione della procedura di liquidazione che potrebbero essere sfruttati per ridurre i tempi e i costi nel recupero dei crediti. La riforma introduce procedure di allerta e di composizione delle crisi da cui potr\u00e0 discendere un utile superamento dell’inerzia del debitore; sussiste per\u00f2 il rischio che automatismi eccessivi nell’avvio di tali procedure inneschino liquidazioni precoci ed effetti di congestionamento degli organismi preposti alla loro gestione.<\/p>\n

Nel settore della giustizia civile \u00e8 proseguita, a causa del calo della litigiosit\u00e0, la riduzione dei procedimenti pendenti presso i tribunali<\/strong>; i progressi in termini di durata restano tuttavia limitati, con l’eccezione delle esecuzioni immobiliari, i cui tempi si sono ridotti per effetto delle misure introdotte nel 2015-16.<\/p>\n

Restano ancora inattuate rilevanti disposizioni previste dal nuovo Codice dei contratti pubblici<\/strong>, incluse quelle riguardanti un’adeguata qualificazione delle stazioni appaltanti. Queste misure sono fondamentali per accrescere l’efficienza del sistema, soprattutto alla luce della maggiore\u00a0discrezionalit\u00e0 che le nuove norme assegnano all’acquirente pubblico.<\/p>\n

Nel 2017 la situazione economica e patrimoniale delle banche si \u00e8 rafforzata<\/strong>. La consistenza dei crediti deteriorati \u00e8 notevolmente diminuita sia a seguito delle numerose operazioni di cessione di sofferenze, sia per la riduzione delle nuove insolvenze, che – valutate in rapporto ai prestiti – sono tornate sui livelli antecedenti la crisi finanziaria globale.<\/p>\n

Le condizioni monetarie espansive hanno contribuito a ridurre il costo della provvista<\/strong>, sceso su valori molto bassi nel confronto storico. L’incremento dei depositi da clientela ha quasi compensato il calo della raccolta obbligazionaria al dettaglio.<\/p>\n

Gli utili sono fortemente cresciuti<\/strong> per effetto della riduzione delle rettifiche sui crediti deteriorati; vi ha contribuito anche la diminuzione dei costi operativi. Il recupero di redditivit\u00e0 e i cospicui aumenti di capitale hanno notevolmente ridotto il divario di patrimonializzazione tra le principali banche italiane ed europee. Il rafforzamento del capitale nel 2017 \u00e8 stato il pi\u00f9 rilevante dell’ultimo decennio.<\/p>\n

Nel corso dell’anno sono state risolte le situazioni di crisi di alcuni gruppi bancari<\/strong>. Banca Monte dei Paschi di Siena ha avuto accesso alla ricapitalizzazione precauzionale; Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza sono state poste in liquidazione; si \u00e8 perfezionata la cessione delle banche ponte costituite a seguito della risoluzione, alla fine del 2015, di quattro intermediari locali.<\/p>\n

L’afflusso di risorse verso i fondi comuni \u00e8 aumentato<\/strong> grazie alle agevolazioni fiscali introdotte con la normativa sui piani individuali di risparmio. Sono cresciuti anche gli utili delle societ\u00e0 di gestione.<\/p>\n

Nel 2017 le condizioni dei mercati finanziari italiani sono migliorate<\/strong>, per effetto dell’orientamento fortemente espansivo della politica monetaria, del rafforzamento della ripresa economica, del buon andamento degli utili societari e del riassorbimento di gran parte dei rischi sistemici nel settore bancario. L’indice generale della borsa italiana ha beneficiato in particolare del rialzo dei corsi azionari delle banche.<\/p>\n

I rendimenti sui titoli di Stato italiani sono aumentati gradualmente<\/strong> grazie al consolidamento della ripresa economica nell’area dell’euro. Il differenziale di rendimento dei titoli di Stato decennali italiani rispetto a quelli tedeschi \u00e8 rimasto stabile, nonostante il perdurare di tensioni internazionali.Dalla met\u00e0 di maggio del 2018 il differenziale \u00e8 tornato a salire sensibilmente, a causa del riaffiorare di incertezze sulle prospettive dell’economia nazionale<\/strong>. Il contenimento dei premi per il rischio sui titoli di Stato italiani presuppone una credibile prospettiva di aggiustamento dei conti pubblici e la prosecuzione di riforme volte a innalzare il potenziale di crescita di lungo periodo dell’economia italiana.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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