Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, analizza il quadro economico e politico globale offrendo una interessante strategia di investimento.
Nonostante una modesta flessione nelle paghe orarie, a novembre negli Stati uniti sono stati creati 178.000 nuovi posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è sceso a 4,6%, il minimo degli ultimi 9 anni. L’indice ISM è salito a 53,2, quello dei servizi a 57,2 da 54,8 o di ottobre. E’ il massimo dell’ultimo anno. L’intervento della FED a dicembre è definitivamente nelle carte (poi avvenuto). L’espansione fiscale promessa da Trump ha accelerato l’inversione delle curve che si è verificata a luglio. I mercati hanno cominciato a scontare i limiti dell’efficacia delle politiche monetarie espansive. Questo dovrebbe rendere più facile il lavoro della FED.
Il 2017 potrebbe segnare il punto di passaggio dall’espansionismo monetario a quello fiscale. Se però l’espansionismo fiscale dovesse far accelerare l’economia americana ulteriormente, la FED dovrà probabilmente muoversi con maggiore aggressività nel adeguare i tassi a breve. E i prezzi non hanno ancora pienamente scontato questa possibilità. I mercati erano impreparati all’affermazione di Trump. Le allocazioni obbligazionarie sono impreparate alla brusca inversione dei rendimenti alla quale stiamo assistendo. In novembre si è verificato una formidabile correzione. Il Treasury a 10 anni rende oggi un intero punto percentuale sopra i livelli di pochi mesi fa. La nostra progressiva diminuzione del rischio di tasso nei mesi scorsi tiene conto dei raggiunti limiti di efficacia delle politiche monetarie e dell’inversione dei rendimenti. Il dollaro americano continuerà ad apprezzarsi finchè la FED o lo stesso Trump faranno qualche dichiarazione a difesa delle esportazioni americane.
Beh, la cifra del 2016 è stata la sorpresa. Sono stati rovesciati assetti politici storici. Buttate nel cestino previsioni ritenute robustissime. In settembre il Financial Times definiva Brexit siccome l’evento politico più dirompente dell’anno, fino a quel momento. Ed elencava le possibili ulteriori sorprese. La vittoria di Trump, il governo italiano battuto nel referendum, l’affermazione di Marine Le Pen alle presidenziali francesi. Un partito anti immigrazione e anti euro come maggiore forza di opposizione in Germania. Due eventi di questo elenco si sono già verificati. A gennaio Trump diventerà il 45esimo presidente degli Stati Uniti. Il giudizio negativo degli italiani sulla riforma costituzionale ha aperto la crisi di governo. Per quanto riguarda l’italia, escludere il verificarsi delle sette piaghe d’egitto non significa minimizzare le possibili conseguenze, almeno di breve termine sull’anello più debole dell’economia europea. E nonostante i mercati abbiano scontato nelle settimane precedenti il voto l’affermazione del no.
E’ un quadro controverso perchè da una parte l’attenzione al debito e al sistema bancario (non dimentichiamo che sono aperti dossier importanti) si scarica su cambio, differenziale di rendimento, volatilità. Ma dall’altra abbiamo l’economia europea in cui vendite al dettaglio oggi ottobre, il PMI di novembre confermano una accelerazione dell’attività economica nell’ultimo trimestre dell’anno. Il rischio politico continuerà ad accompagnarci nel corso del 2017. Senza caricare di significati eccessivi il risultato referendario. il prossimo appuntamento con le presidenziali in Francia, però è difficile re non convenire con la banca centrale europea che denuncia una eccessiva disinvoltura che gli investitori dimostrano verso l’incertezza apolitica probabilmente sottovalutata.
A fronte dell’incertezza di cosa farà la FED nel corso del 2017 (non dimentichiamo le previsioni di 4 aumenti nel corso di quest’anno formulate nel dicembre gennaio scorsi), gli investitori obbligazionari hanno due possibili vie di uscita. Da una parte ampliare la diversificazione con fonti di rischio alternative gestite attivamente, con il tasso variabile, con strumenti legati all’inflazione, o con le cartolarizzazioni ipotecarie. Un segmento molto liquido negli Stati Uniti. Dall’altra, se l’orizzonte dell’investimento è superiore alla scadenza dei titoli, si potranno reinvestire le cedole a tassi via via più alti. In questo caso sono necessari tempo e disciplina. Ma il reinvestimento costante attenua il dolore delle minusvalenze di breve termine con guadagni proiettati nel più lungo termine. Più pronunciata degli Stati Uniti, nel corso del 2016 l’attività economica si è ripresentata un po’ ovunque, in Europa e nelle aree emergenti.
Quale strategia? Al netto delle rischio politico, lo scenario economico giustifica un atteggiamento positivo verso le obbligazioni societarie delle economie avanzate, dei governativi emergenti, verso il momentum favorevole alle azioni sostenute dai dati macro e dalle promesse le politiche espansive negli stati uniti. In termini regionali, guardiamo con favore all’Asia. In termini settoriali ai titoli dell’IT, health care e ciclici. Per quanto riguarda la parte valutaria, ovviamente le preferenze al dollaro americano. Ma anche al dollaro canadese, a quello australiano, alla corona norvegese, a quella svedese. I mercati, dopo essersi scottati con Brexit e Trump, non vorranno rischiare ancora. Il vento populista continuerà a soffiare. Le scommesse direzionali per questo motivo restano altamente pericolose.
Quindi con un occhio al rischio politico, si può comunque confidare con cautela che i prossimi mesi costituiscano un punto di svolta anche per l’economia globale. Che la ripresa cioè, dell’attività economica, abbia ragione delle forze della deflazione e magari ci auguriamo parleremo un po’ meno dei rischi di stagnazione secolare.