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Spesso, negli ultimi tempi, la comunicazione finanziaria è incentrata sui temi della responsabilità e della sostenibilità, in risposta verso il crescente interesse verso il rispetto dell’ambiente e la produzione di energia da fonti rinnovabili. In questo scenario, per il risparmiatore, non sempre è facile distinguere tra i prodotti che davvero rispondono a questi criteri e quelli che sono solo frutto di marketing.
“Questa è una delle grandi sfide che il mercato ha davanti. Aiutare chi investe a fare delle scelte consapevoli. Per quanto ci riguarda, la finanza sostenibile e responsabile è il nostro core business da quando siamo nati, nel 2000. E’ importante che anche il quadro regolamentare faccia dei passi in avanti, per evitare interpretazioni diverse a seconda del mercato o del paese di riferimento. Sappiamo che la Commissione Europea sta lavorando in questa direzione, anche se ci saremmo aspettati scelte più coraggiose. L’urgenza di chiarezza, su questi temi, è grande”.
Tra gli approcci agli investimenti che rispondono ai criteri ESG (Environmental, Social, Governance), va prendendo piede il cosiddetto “engagement”, che vede le società di gestione partecipare alle assemblea degli azionisti, e incontrare il top management delle società, per spingere le strategie aziendali in direzione sostenibile con un’ottica di lungo periodo, come ci spiega Ugo Biggeri, Presidente di Etica Sgr.
“L’engagement è una delle strategie di investimento sostenibile più avanzate. Lo realizziamo attraverso il dialogo con i manager delle società in cui investono i fondi, e attraverso l’azionariato attivo, cioè l’esercizio dei diritti di voto nelle assemblee degli azionisti. L’obiettivo è spingere le imprese a fare scelte sostenibili, un’attività che porta risultati anche in termini di performance. Diversi studi dimostrano, infatti, che le società impegnante sull’engagement ottengono risultati migliori della media”.
Ma, al di là dei rendimenti, oggi una delle principali preoccupazioni per chi investe è legata alla volatilità. Oltre alle vicende delle singole aziende, ci sono fattori come le tensioni geopolitiche e le decisioni delle banche centrali, che spesso causano brusche oscillazioni nei valori dei titoli quotati.
“Anche su questo fronte, investire secondo criteri ESG può comportare dei vantaggi. Aiuta a individuare, e quindi potenzialmente ad evitare, le fonti di possibili rischi futuri. Ad esempio, un’azienda del settore energetico che non opera con fonti fossili, è immune dal rischio di incidenti alle petroliere in mare, come purtroppo è avvenuto nel recente passato, con danni enormi per l’ambiente, la società ed anche per i conti delle aziende coinvolte. Tra i temi di cui ci siamo occupati di recente, segnalo le politiche ambientali di rendicontazione delle emissioni, i progetti per un’economia low-carbon, il monitoraggio dei diritti umani lungo tutta la catena dei fornitori e la richiesta di trasparenza nella politica fiscale.”
Evitare di inserire in portafoglio società che assumono rischi ESG è dunque utile a stabilizzare i propri investimenti, evitando brutte sorprese. Tornando al tema della trasparenza verso i risparmiatori, E’ importante che vangano aggiornati sulla selezione dei titoli che compongono in fondi, ma anche successivamente, per spiegare cosa si è fatto, e con quali risultati.
“Oltre ai risultati in termini di rendimento, i nostri fondi rendicontano i risultati socio-abientali. Per questo, realizziamo un dettagliato report di impatto, un documento annuale in cui presentiamo in modo chiaro e trasparente l’impatto ESG dell’attività di selezione dei titoli rispetto al mercato di riferimento, e i risultati dell’attività di engagement. Lo studio prende in considerazione i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU.”
]]>Adottare una visione a lungo termine è oggi più importante che mai – e questo significa abbracciare la sostenibilità nelle nostre decisioni di investimento quotidiane di proprietà attiva e pratiche di reporting.
Dalla creazione dei Principi delle Nazioni Unite per gli investimenti responsabili nel 2006, l’investimento responsabile si è evoluto da un’attività di nicchia ad un approccio tradizionale: lo sviluppo dei rating ESG da parte di Morningstar e dei consulenti in materia di investimenti è indicativo del desiderio degli investitori istituzionali di comprendere meglio come viene investito il loro denaro e di condividere pubblicamente le loro convinzioni.
Più recentemente, investitori individuali, family office e fondazioni hanno adottato principi simili, dimostrando una crescente volontà di investire in una forma di capitalismo più responsabile. Riteniamo che questo fenomeno sia il risultato di una serie di tendenze non correlate tra loro.
Vediamo tre opzioni di base per gli investitori per mitigare i rischi e cogliere le opportunità di investimento derivanti da queste tendenze. Come minimo, riteniamo che ogni investitore dovrebbe essere meglio attrezzato per individuare i “siluri” nei portafogli principali. Quando si investe in società quotate, suggeriamo agli investitori di effettuare un’analisi sistematica delle strutture di corporate governance al fine di individuare le carenze strutturali, come l’utilizzo di metriche contabili e a breve termine per la determinazione della remunerazione dei dirigenti. Le potenziali preoccupazioni dovrebbero essere sollevate dagli investitori ed espresse attraverso il voto per delega. Il mancato intervento del management potrebbe essere un motivo per gli investitori per disinvestire le loro partecipazioni.
Una seconda opzione è quella di concentrarsi sulle imprese sostenibili. L’individuazione di imprese sostenibili richiede una buona comprensione dei loro principi fondamentali, del franchising aziendale, della qualità della gestione e dei risultati ottenuti. Poiché tali società tendono ad essere più resistenti alle fluttuazioni del ciclo economico e inclini a integrare nella loro strategia di sviluppo tendenze dirompenti, riteniamo che siano in una posizione migliore per generare rendimenti costanti nel lungo termine.
Una terza opzione è quella di puntare a un universo concentrato di aziende specializzate nel fornire soluzioni specifiche ai problemi ambientali, come la tecnologia di trattamento delle acque, l’efficienza energetica, le energie rinnovabili o le fonti energetiche a basse emissioni di carbonio. Si tratta in effetti di una storia di crescita, poiché queste attività sono destinate a svilupparsi più rapidamente del PIL globale.
In tutti i casi, il tempo è essenziale. Gli investitori devono costantemente resistere alla pressione del breve termine o alla tentazione di trattare le aziende come materie prime. Vediamo anche la necessità di metriche specifiche per misurare le caratteristiche ESG dei portafogli, come la loro impronta di carbonio.
Non esiste un’unica dimensione adatta a tutti, ma più lungo è l’orizzonte temporale, maggiore è la probabilità che il capitalismo responsabile rappresenti il modo migliore per gli investitori per raggiungere il successo a lungo termine.
]]>L’ESG è una forza nascosta per le aziende, perché integrare le tematiche ambientali, sociali e di governance può portare… allora, va molto di moda, sicuramente, ed aiuta a vendere, ma non è solo questo, ha anche a che fare con la ricerca di nuovi talenti, con lo sviluppo di nuovi talenti, che vanno a impattare sulla generazione di utili aziendali, banalmente, ripeto, non solo con le nuove prospettive commerciali, ma anche con le nuove idee, la migliore produttività che dà approcciare queste tre tematiche.
No, nel senso che a noi… noi non siamo una ONLUS, noi siamo una società di gestione, un asset manager che si occupa di creare valore per i propri investitori. Quindi a noi piacciono queste tematiche, ma ci piacciono soprattutto perché ci aiutano ad identificare le aziende che faranno più utile domani, che faranno più utile del loro settore, della loro regione, del loro business, e questo secondo noi è direttamente correlato alla crescita dei loro prezzi in borsa, quindi alla generazione di valore per i nostri investitori; è per questo che ci piacciono le tematiche ed è per questo che fatte cento le nostre masse globali gestite… si chiamano asset under management, no?… ormai siamo quasi all’ottanta per cento di masse gestite o con criteri ESG puri, diciamo, o comunque con filtri ESG che aiutano il gestore nella scelta dei titoli, e nel prossimo paio d’anni, nei prossimi due anni, vogliamo portare il 100 per cento delle nostre masse, quindi tutti i quasi 800 miliardi di euro che abbiamo in gestione, ad essere gestiti implementando anche tematiche ESG. Non solo magari fondi con il bollino ESG puro, ma comunque questo tipo di filtro entrerà in tutte le decisioni dei nostri gestori.
]]>Dalle rinnovabili alla riqualificazione degli edifici privati e pubblici, dal riciclo alla rigenerazione urbana, fino alla mobilità urbana sostenibile e all’agricoltura ecologica. E’ il ”Piano quinquennale” d’investimenti green in 10 capitoli per un significativo passo in avanti nella transizione dell’Italia verso l’economia sostenibile, per aiutare la ripresa, e creando nuova occupazione che in 5 anni potrebbe raggiungere i 2,2 milioni di posti di lavoro (3,3 con l’indotto).
Il pacchetto delle 10 misure green su cui indirizzare gli investimenti va da un raddoppio delle fonti rinnovabili ad azioni di riqualificazione profonda degli edifici privati e pubblici, dal conseguimento dei nuovi target europei di riciclo dei rifiuti alla realizzazione di un grande programma di rigenerazione urbana, dal raddoppio degli investimenti nell’ecoinnovazione alle misure per la mobilità urbana sostenibile e l’agricoltura ecologica e di qualità, dalla riqualificazione del sistema idrico nazionale al rafforzamento della prevenzione del rischio idrogeologico, fino al completamento delle bonifiche dei siti contaminati.
L’insieme di queste misure, che richiederebbero in media tra 7 e 8 miliardi di investimenti pubblici per i prossimi cinque anni, attiverebbe 21,4 miliardi d’investimenti privati annui, generando un valore di produzione di 74 miliardi e in media 440mila nuovi posti di lavoro green ogni anno che, tenendo conto dell’indotto, arriverebbero a oltre 660mila. L’impatto occupazionale è stato anche ripartito fra le 10 misure di green economy. I settori a più alto coefficiente occupazionale, considerando i 5 anni, sono le fonti rinnovabili, con il 32% del totale degli occupati nei 5 anni (circa 702.000 posti di lavoro diretti e indiretti), seguiti dall’agricoltura biologica e di qualità con il 18% del totale degli occupati (circa 393.000 posti di lavoro, in questo caso solo diretti, nei 5 anni); la rigenerazione urbana con il 12% (circa 255.000); l’efficientamento degli edifici con il 9% (oltre 197.000); la riqualificazione del sistema idrico con l’8% (circa 178.000); la bonifica dei siti contaminati con il 5% (circa 117.000 occupati) e a seguire il settore rifiuti per passare dall’economia lineare a quella circolare con il 5%; la mobilità sostenibile e l’eco-innovazione, entrambe con il 2%, e infine la prevenzione del rischio idrogeologico con lo 0,7% degli occupati.
“L’Italia non è all’anno zero in green economy – sottolinea Sergio Costa, Ministro dell’ambiente – Investire in green economy significa fare economia circolare, e l’economia circolare deve sostituire l’economia lineare perché le risorse non sono illimitate. Nella Finanziaria abbiamo inserito misure per facilitare questo processo.”
“I vantaggi economici di questi investimenti green sono molteplici – avverte Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile – il primo riguarda i costi evitati dell’inquinamento e di altri impatti ambientali; il secondo la capacità di queste scelte green di attivare, con investimenti pubblici, effetti moltiplicatori anche in quelli privati; il terzo vantaggio sta nella capacità di utilizzare e promuovere innovazione, diffusione di buone pratiche e buone tecniche.”
]]>Credono che il Report di Impatto 2018 sia un’iniziativa rilevante in termini di trasparenza per i loro clienti e collocatori. Questo documento misura concretamente l’impatto dell’attività di selezione dei titoli e dell’attività di engagement che viene realizzato con le aziende in cui investono i loro fondi, nello specifico del dialogo. Tutte le analisi sono effettuate prendendo in considerazione gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
Nel 2015 i leader di 193 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 costituita da 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs). Questi obiettivi globali mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l’ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti climatici e a perseguire lo sviluppo sociale ed economico. Tutti sono chiamati a impegnarsi concretamente per raggiungere questi obiettivi entro il 2030. Etica Sgr fa la sua parte.
Molti sono i risultati raggiunti da Etica Sgr.

Perché hanno a cuore lo sviluppo sostenibile del Pianeta. In Etica Sgr credono che investire responsabilmente sia una necessità, non un’opzione. Sono convinti che gli investimenti sostenibili e responsabili (SRI) rappresentino un fondamentale driver per il Pianeta di domani.
Gli ultimi anni hanno visto una crescita esponenziale del numero di fondi sostenibili e responsabili (SRI). In questo contesto Etica Sgr segna una netta differenza, grazie alla sua esperienza quasi ventennale. Fin dalla sua costituzione, infatti, la società ha scelto esclusivamente questo approccio, ritenendolo un importante strumento per la creazione di valore finanziario, in termini di rendimento aggiustato per il rischio, e per la creazione di valore extra finanziario, in termini di benefici per l’ambiente e la società.
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