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manovra – DaDaMoney https://www.dadamoney.com Un aggregatore di contenuti finanziari in formato video rivolto a risparmiatori, banker, promotori, consulenti finanziari e curiosi di finanza. Wed, 18 Dec 2019 11:18:04 +0000 it-IT hourly 1 https://www.dadamoney.com/wp-content/uploads/cropped-dadamoney_logo-32x32.png manovra – DaDaMoney https://www.dadamoney.com 32 32 Economia. Le molte sfide del governo | Lavoce.info https://www.dadamoney.com/?p=22431 Wed, 13 Feb 2019 23:00:00 +0000 https://www.dadamoney.com/economia-molte-sfide-governo/ Il prof. Francesco Daveri è stato intervistato ad Economia 24 dalla RAI in merito alle sfide di economia che attendono il governo nelle prossime settimane.

Le chiedo subito, professore, che partita ci stiamo giocando con la TAV?

E’ una partita importante. Purtroppo però quello che va detto che l’analisi costi benefici, che è stata presentata come uno strumento per poter quantificare con precisione cosa ci si guadagna e quanto costa, in realtà, purtroppo, non può produrre dei risultati che sono robusti per poter prendere questa decisione, perché ci sono troppe cose che sono difficili da quantificare e che non possono essere quantificate nemmeno con una ragionevole probabilità.

Quindi la verità è che bisogna prendere una decisione che è sostanzialmente politica, e che quindi il governo alla fine, a mio avviso, deve ritornare sul suo tavolo, e quindi sulle eventuali divisioni all’interno della maggioranza, la patata bollente che sperava che gli esperti potessero aiutare a risolvere, ma di fatto la relazione che è stata presentata, che pure presenta delle stime che hanno un tentativo di accuratezza, comunque dipende da tante ipotesi che vengono fatte, e che se venissero modificate potrebbero portare a conclusioni molto diverse rispetto a quelle a cui si è arrivati. quindi la verità è che non sempre a tirare fuori dei numeri consente di delimitare il margine di incertezza; purtroppo i numeri in alcuni casi sono calcolati con un elevato grado di approssimazione, e quindi non aiutano a prendere la decisione che, ripeto, rimane credo solo politica.

Visco, lo abbiamo sentito, ha detto che c’è la necessità di favorire investimenti di privati e quelli in infrastrutture per rilanciare la crescita, investimenti che negli ultimi anni sono calati del 30 per cento. Che cosa serve, professore? Da dove bisogna ripartire?

In realtà qualcosa era stato fatto, nel senso che il 30 per cento in meno di cui ha parlato Visco si riferisce al periodo 2007-2014. Poi c’è stata la ripresa, circa tre anni di ripresa economica, quasi 4, e gli investimenti si erano ripresi circa di un 13 per cento, quindi, non era stato colmato l’intero divario che si era creato rispetto al 2007, però c’era stata una ripartenza. Gli investimenti erano ripartiti perché sempre ripartono in una crescita economica, in una fase di ripresa, perché quando salgono i consumi, dopo che le vendite vanno meglio per le aziende, pian piano si ricomincia a investire.

C’erano state però delle misure specifiche che erano state adottate, soprattutto il cosiddetto piano industria 4.0, che era andato nella direzione di indurre, soprattutto le piccole e medie imprese, a ritornare all’investimento. Questa è una cosa importante, e queste misure però sono state un po’ fermate, e si è preferito, da parte della l’ultima legge di bilancio, da parte dell’attuale governo, orientarsi per una riduzione del carico fiscale sulle piccole, piccolissime imprese, che di fatto però non sono quelle che hanno contribuito al ritorno dell’investimento. Quindi più protezione, anziché più investimenti. Questa è stata la scelta che è stata fatta, e che è contenuta nelle norme che sono state approvate.

Abbiamo sentito il Prof. Brambilla che dice, insomma, rischio di spendere molto, di non centrare l’obiettivo. Con questo allarme assistenza è l’Istat che ci dice che le famiglie sono meno povere se in casa c’è un pensionato. Cosa ci dicono questi dati?

Ci dicono che in effetti la fotografia dell’Italia è un’Italia in cui i pensionati spesso pagano il conto dei figli e dei nipoti; pagano il conto del supermercato, comperano la casa, e quindi è una Italia che in qualche modo si attrezza per far
fronte agli episodi di povertà con questo sistema un po’ strano di dare più risorse alle persone anziane.

Sarebbe meglio dare, come anche diceva Brambilla, dare direttamente i soldi a quelli che ne hanno bisogno, anziché passare attraverso l’intermediazione di una persona che magari non ha bisogno di ricevere, o non ha bisogno quanto altri di ricevere altre risorse.

Questo crea degli squilibri generazionali e direi sociali, che sono alla fin fine molto gravi, nel senso che abbiamo generazioni che arrivano sul mercato del lavoro e che hanno la prospettiva di far fatica ad arrivare alla pensione, oltre a far fatica ad arrivare ad avere un lavoro che consenta loro di mettere da parte dei soldi per la pensione. Quindi indubbiamente è una situazione che deve essere sanata, e una delle cose da fare è indubbiamente quella di raccogliere con più precisione le informazioni su chi sono i veri poveri e quelli che invece non sono poveri, che non dovrebbero essere destinatari in modo indiscriminato di trasferimenti da parte del governo, altrimenti il rischio effettivamente è di sprecare delle risorse pubbliche che dovrebbero invece essere economizzate per andare veramente a quelli che hanno bisogno. Il rischio è che quelli che hanno bisogno magari si trovino ad avere troppi pochi soldi.

Professore, siamo in chiusura. Le chiedo… tutti questi paletti rischiano di snaturarlo, di limitarne l’efficacia, lo renderanno più efficace… che provvedimento sarà?

Rischiano di limitare l’efficacia del provvedimento. Quello che succede quando le leggi si complicano è diventa poi più semplice anche cercare di trovare l’inganno. Quindi, da un lato si vorrebbe una legge più semplice per evitare gli inganni, però la legge più semplice vuol dire dare i redditi anche alle famiglie od agli individui che di fatto si trovano fuori dalla situazione di necessità. E’ complicato contemperare differenti esigenze, però alla fin fine la cosa più probabile è che si vada a finire con una legge che diventa veramente molto complicata da amministrare e anche per andare prendere quelli che fanno i furbi, e questo a mio avviso tenderà a ridurre l’efficacia del provvedimento.

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Spread. Tensione alle stelle: che cosa rischia l’Italia? | Borsa In Diretta TV https://www.dadamoney.com/?p=25677 Mon, 08 Oct 2018 22:00:00 +0000 https://www.dadamoney.com/spread-tensione-alle-stelle-cosa-rischia-litalia/ Borsaindiretta, il programma settimanale di BNP Paribas. Oggi si parla di quello di cui parlano tutti: il ritorno dello spread. Lo spauracchio del 2011 è tornato a tormentare gli italiani.

Punti nodali

  • Debiti + risparmio fanno dell’Italia il miglior stato europeo. Quindi, situazione molto particolare;
  • Attacco all’Italia duplice: politico e legato al semplice BTP;
  • Cosa monitorare per vedere se si è di fronte ad una crisi stile 2011?
  • Guardare area di rendimento del BTP a 10 anni. Divisione in tre fasce. Fascia di stabilità (positiva) sotto 2,5% di rendimento. Area di incertezza dal 2,6 al 3,6% di rendimento. Sopra 3,7% si entra di zona di rischio, con problemi per l’Italia;
  • Principale tassello: il prossimo anno scade una quantità di BTP record (245 miliardi), a paragone di circa 160 miliardi di media annua;
  • Affrontare l’emissione di nuove obbligazioni a tassi alti significa che l’interesse da pagare al nuovo investitore sarà maggiore, se viene prezzato un “rischio Italia”;
  • Tutto questo porterà a maggior costo, ovvero maggior debito, per la nazione. Il tutto intaccherà certamente parametri di rischio e di deficit;
  • Tassello più importante: le agenzie di rating. Siamo a 2 soli livelli (notch) dal “non investment grade”, cioè dall’area che gli investitori considerano “junk”, cioè spazzatura;
  • Se dovessi subire due livelli di declassamento, ci sarebbero problemi notevoli. Non solo per la BCE, che non potrebbe più comprare il nostro debito, ma per qualsiasi fondo UCITS che, per proprie regole, può avere solo una parte limitata di junk bond, e che quindi riverserebbero sul mercato i titoli di stato italiani;
  • La crisi, quindi, potrebbe diventare ben più ampia dell’attuale.
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