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Ecco una comunità accanto a una centrale a carbone. Si sveglia ogni mattina con le case ricoperte da un nuovo strato di cenere, dal fumo eruttato dagli impianti. Korba è uno dei luoghi più inquinati del Pianeta, ma a soffrirne non è solo la zona che lavora il carbone. Tutta l’India dipende mortalmente dai combustibili fossili. L’India ospita 22 dei 30 luoghi più inquinati del Pianeta. A Delhi, la capitale, in media, i residenti perdono 9,4 anni della loro aspettativa di vita. Nel 2020 i cieli si sono brevemente schiariti durante il fermo imposto dal Corona virus, mentre le auto rimanevano spente, le fabbriche chiuse, e le centrali elettriche rallentavano la produzione. Ma lo scompenso economico ha messo 400 milioni di indiani a rischio di una povertà ancora peggiore.
L’India non dovrebbe sacrificare lo sviluppo in cambio di aria respirabile. Esiste un modo migliore. L’India ha l’opportunità storica di un’industrializzazione attraverso l’energia pulita. Ecco il motivo per cui ho attraversato mezzo mondo, dagli Stati Uniti all’India, per unirmi a ReNew Power, la più grande azienda indiana di energia rinnovabile, come Direttore Tecnico. Dopo due anni di viaggi attraverso il Paese, ho visto germogliare ovunque il boom di un’energia pulita in erba, che mi ha dato la speranza che l’India potrà realizzare la transizione di fonti enegetiche più importante al mondo. Le sue scelte decideranno le sorti della lotta globale contro i cambiamenti climatici: se l’India sceglie i combustibili fossili per alimentare l’economia in crescita, le sue emissioni di CO2 cresceranno rendendola, in futuro, il numero uno al mondo, con le più alte emissioni del secolo.
Ma per la maggior parte degli indiani, i combustibili fossili rimangono un lusso, la maggior parte vive in zone rurali e fonti di legno, sterco di vacca e fonti bioenergetiche costituiscono i 2/3 del consumo energetico domestico. Solo il 6% degli indiani ha l’automobile, e il 2% aria condizionata. Gli indiani necessiteranno molta più energia per sfuggire alla povertà e vivere stili di vita moderni e dignitosi. Entro il 2050 la maggior parte vivrà in città, vorrà andare al lavoro in auto e rinfrescare la casa. Con il tempo, l’India diventerà il Paese più popolato al mondo, con una popolazione di 1,6 miliardi entro la metà del secolo. La sua economia potrebbe decuplicarsi e il suo fabbisogno energetico potrebbe quadruplicare.
Oggi carbone, petrolio e gas forniscono all’India 3/4 dell’energia, producono elettricità, riforniscono i veicoli, e alimentano le fabbriche. Se entro il 2050, l’India userà ancora le stesse proporzioni dai combustibili fossili, sarà un disastro per tutti, non da ultime le popolazioni locali, vulnerabili all’inquinamento, ai cambiamenti climatici e allo sfruttamento rapace di nuove miniere di carbone.
Al contrario, l’India può produrre energia rinnovabile, il cuore pulsante di un’economia ridefinita dal raggiungimento di tre audaci obiettivi, tutti allo stesso tempo. È una strada che nessun Paese nella storia ha mai preso, ma è possibile e questo momento storico lo richiede. In primo luogo, l’India dovrà costruire energia solare ed eolica su una scala e a una velocità senza precedenti, sostituendo le centrali a carbone. Secondo, l’India dovrà estendere la portata di quell’energia rinnovabile per alimentare settori dell’economia come l’industria e i trasporti, che tradizionalmente non hanno usato l’elettricità.
Terzo, l’India deve diventare radicalmente più efficiente dal punto di vista energetico. Ecco la mia proposta per raggiungere i tre obiettivi. In primo luogo, l’India deve costruire migliaia di gigawatt di energia solare ed eolica. In pratica, avrà energia rinnovabile più che sufficiente ad alimentare tutta l’America. Fortunatamente, l’India è abbondantemente baciata dai raggi del sole. In teoria, il suo fabbisogno energetico potrebbe derivare dai raggi solari che riscaldano anche meno del 10% delle terre incolte del Paese. L’India ha anche un notevole potenziale eolico non sfruttato, sulla terraferma e in mare aperto. Eolico e solare si completano a vicenda perché spesso il vento è più forte quando c’è meno sole, come durante le piogge monsoniche.
Ecco alcune notizie ancora più entusiasmanti: l’energia eolica e quella solare sono ora più economiche di quella a carbone, e costa meno costruire un parco solare in India che in qualsiasi altra parte del mondo. Ora anche le batterie sono molto più economiche, e rendono possibile immagazzinare e fornire energia su richiesta. Grazie al calo dei costi, l’energia rinnovabile è aumentata rapidamente, ma dovrà crescere in modo ancora più significativo, fino alla metà del secolo. Questa è la decade cruciale per investire in energia eolica e solare ed evitare di rimanere fossilizzati su nuove e superate centrali a carbone. L’India deve anche espandere urgentemente la rete elettrica per fornire energia elettrica a grossi impianti eolici e solari nei deserti assolati del Rajasthan, sulla costa del Gujarat battuta dai venti, a città come Mumbai che necessitano molta energia. Non tutte le energie rinnovabili vanno costruite su ampia scala. Il solare, distribuito sui tetti dei magazzini o alla periferia di città tentacolari produce energia nelle zone limitrofe che ne necessitano.
Per essere chiari, nucleare e idroelettrico saranno essenziali per le svolte energetiche in tutto il mondo. Ma all’India mancano sia la capacità dello Stato necessaria a costruire progetti costosi e complessi a un ritmo vertiginoso, sia tutto ciò che la spinge a creare energia eolica e solare rinnovabili, i maggiori punti di forza dell’India.
Il secondo ambizioso traguardo è l’uso dell’energia rinnovabile in tutta l’economia, anche nei settori come l’industria e il trasporto che oggi non usano l’elettricità. Poiché la crescita delle energie rinnovabili rende la rete elettrica più pulita, l’India dovrebbe alimentare tutti i treni con l’elettricità e trasferire carichi significativi dai camion pesanti alla rete ferroviaria. Anche i veicoli stradali possono passare all’elettricità.
Per essere chiari, non stiamo parlando di questi veicoli elettrici, ma di questi. Veicoli a due o tre ruote costituiscono oltre l’80% dei veicoli in India. Per accelerare l’impiego di scooter e risciò elettrici, l’India dovrebbe costruire stazioni di ricarica e rinforzare le reti elettriche locali per gestire l’afflusso della domanda di elettricità.
Tuttavia, l’elettrificazione non funzionerà ovunque. L ‘elettricità potrebbe non essere adatta per alimentare alcuni processi industriali pesanti nell’acciaio in rapida crescita, nel cemento, nei fertilizzanti e nel petrolchimico. Gli impianti potrebbero necessitare più attrezzature per catturare le emissioni di CO2 prodotte dai combustibili fossili.
Un’altra soluzione potrebbe essere l’idrogeno pulito. L’energia elettrica rinnovabile in eccesso può alimentare macchinari detti elettrolizzatori, che scindono l’acqua in ossigeno e combustibile a idrogeno pulito. Quell’idrogeno può alimentare le applicazioni nei trasporti e nell’industria, per la produzione di acciaio o prodotti chimici. L’idrogeno può anche agire come una sorta di batteria, immagazzinando l’energia eolica e solare in eccesso da utilizzare in seguito.
Infine, il terzo obiettivo è migliorare radicalmente l’efficienza energetica. Se c’è un Paese al mondo, dove l’efficienza è fondamentale, è proprio l’India. Anche creando una massiccia fornitura di energia rinnovabile ed estendendone la portata ricucendo la propria economia, non sarà sufficiente senza un’efficienza energetica. Perché se la sua vorace domanda di energia crescerà troppo rapidamente, dovrà colmare il divario con combustibili fossili inquinanti. Ecco una statistica folle: solo per alimentare l’esagerata richiesta di aria condizionata, L’India dovrà totalizzare il 70% della capacità del sistema elettrico di tutta l’Europa di oggi. Poiché molte aree in India sono calde e umide la richiesta di condizionatori esploderà nelle notti madide di sudore, rendendo difficile alimentare i condizionatori con il solare. Ma condizionatori molto più efficienti potrebbero soddisfare le aspirazioni di una classe media in ascesa grazie alle energie rinnovabili.
Il grande vantaggio dell’India è di essere in gran parte una tabula rasa, e un incredibile 70% delle infrastrutture per il 2030 non è ancora stato costruito. Ciò rappresenta un’enorme opportunità per adottare rigorosi standard di efficienza e progettare edifici e città efficienti dal punto di vista energetico.
Primo, i servizi di distribuzione elettrica sono mal gestiti, economicamente fragili, e costretti, da molti Stati, a sovvenzionare l’elettricità agli agricoltori e ai clienti residenti. L’India ha bisogno di riforme per combattere più efficacemente la povertà energetica mentre modernizza i servizi non redditizi per pagare in tempo l’energia pulita. In questo modo sarà possibile raccogliere miliardi di dollari, in patria e all’estero, per finanziare la transizione verso l’energia pulita.
Secondo, quella transizione si bloccherà senza nuove e migliori tecnologie. Ecco un’opportunità economica per dare spazio a moderni impianti per l’energia pulita. In futuro l’India dovrebbe produrre ed esportare condizionatori efficienti dal punto di vista energetico, veicoli elettrici a due e tre ruote, e attrezzature per produrre e utilizzare l’idrogeno. L’India è già forte nella produzione di energia eolica, e potrebbe diventare un leader globale nelle tecnologie energetiche digitali. La Comunità Internazionale può aiutare finanziando l’innovazione per velocizzare la transizione energetica e renderla meno cara. Paesi come gli Stati Uniti dovrebbero aiutare a finanziare gli appalti pubblici di condizionatori moderni e collaborare nel costruire progetti sul campo che dimostrano tecnologie fondamentali, come l’accumulo di energia di lunga durata e la cattura di CO2.
Infine, il carbone non se ne andrà facilmente, è un grande affare in India. Vicino a Korba, capitale indiana del carbone, le aziende private procedono spedite per espandere l’estrazione del carbone e persino il disboscamento di una riserva di elefanti per estrarne il carbone sottostante. Ho assistito in prima persona alla distruzione.
Ma per ogni Korba c’è un Kutch. In questa regione del Gujarat, sferzata dal vento, rimasi a bocca aperta mentre squadre di costruzione sollevavano navicelle da 70 tonnellate, torri più alte di un campo da football in verticale. Le pale delle turbine eoliche sono prodotte in India e l’elettricità che continueranno a generare aiuterà ad alimentare la crescita economica.
L’energia rinnovabile offre all’India un ambiente più pulito e un futuro più prospero di quanto potrà mai fare il carbone. Se non velocizziamo la transizione, inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici continueranno a devastare il Paese e mettere in pericolo il Pianeta. E allora, mettiamoci al lavoro!
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Con i passeggeri seduti in pod che viaggiano a velocità di volo attraverso tubi sigillati che utilizzano la propulsione elettrica e la levitazione magnetica, l’hyperloop è stato indicato come il modo più veloce per attraversare la superficie della Terra, riducendo i tempi di viaggio tra le principali città da diverse ore a pochi minuti.
Quando è stato concepito per la prima volta da Elon Musk nel 2013, l’idea è stata deliberatamente open-source e le aziende di tutto il mondo sono state invitate a sviluppare la tecnologia.
Da allora, miliardari, ingegneri e governi hanno fatto a gara per aprire il primo sistema operativo.
Affrontare questioni fondamentali sulla fattibilità del concetto, condurre un’ingegneria all’avanguardia, investire miliardi di dollari, affrontare straordinarie sfide economiche e politiche – e tutto ciò con il più grande balzo dei trasporti per una generazione in gioco – è la corsa per costruire il primo hyperloop al mondo.
Pochi paesi sembrano più propensi a costruire il primo sistema di hyperloop dell’India.
Probabilmente in testa al gruppo, avendo costruito la prima pista di prova al mondo in scala reale nel deserto del Nevada, Virgin Hyperloop One ha visto la sua proposta di costruire un percorso da 10 miliardi di dollari tra Pune e Mumbai, dichiarato ufficialmente “progetto di infrastrutture pubbliche” nel 2019.
Mentre ogni anno vengono effettuati circa 75 milioni di viaggi di passeggeri tra le due città, è probabile che il numero raggiunga i 130 milioni entro il 2026.
Un sistema di hyperloop ridurrebbe il viaggio in auto di tre ore e mezza a soli 35 minuti.
Nonostante la firma di un “accordo di intenti” e l’avvio degli appalti pubblici, un cambio di governo statale ha visto il progetto bloccato all’inizio del 2020.
Sono state sollevate preoccupazioni sul fatto che l’India sia stata pioniera del primo sistema, quando erano necessari investimenti in altre forme di trasporto.
Tuttavia, l’idea non è stata del tutto abbandonata e Sir Richard Branson della Virgin ha successivamente incontrato il Ministro dei Trasporti dell’Unione Indiana per proporre un’altra rotta che colleghi Nuova Delhi a Mumbai.
In competizione con l’India per l’apertura del primo sistema, anche l’Arabia Saudita è in trattative avanzate con Virgin Hyperloop One, con l’azienda che si sta preparando a costruire un impianto di produzione e una pista di prova di 35 chilometri a nord di Jeddah.
Il Paese ha inoltre recentemente concordato uno studio di pre-fattibilità sull’utilizzo dei sistemi Hyperloop; il primo ad essere realizzato a livello nazionale in tutto il mondo.
L’obiettivo dell’Arabia Saudita è quello di collegare le principali città del Golfo e consentire a 45 milioni di passeggeri ogni anno di raggiungerle in meno di un’ora.
Con pannelli solari all’esterno del tubo, un progetto di questo tipo sarebbe in linea con la strategia degli Emirati Arabi Uniti (Emirati Arabi Uniti) di raggiungere il 50% di energia pulita entro il 2050.
Ma Virgin Hyperloop One affronta la concorrenza nel deserto.
Hyperloop Transportation Technologies (Hyperloop TT) sta anch’essa progettando un sistema in Medio Oriente, e ha proposto un percorso di 150 chilometri tra Dubai e Abu Dhabi, per un totale di 6 miliardi di dollari, che metterebbe le città a soli 15 minuti l’una dall’altra.
L’azienda, che ha una propria pista di prova in Francia, ha annunciato l’intenzione di iniziare le prove sui passeggeri più tardi nel 2020, con l’inizio dei lavori sulle operazioni commerciali previsto per il 2023.
Ma mentre le sue proposte in Medio Oriente sembrano promettenti, le migliori possibilità di Hyperloop TT di vincere la gara si trovano negli Stati Uniti (USA).
Alla fine del 2019 l’azienda ha collaborato con la Northeast Ohio Areawide Coordinating Agency (NOACA) per pubblicare quello che, secondo loro, è lo studio di fattibilità di Hyperloop più ampio mai realizzato fino ad oggi, proponendo audacemente di collegare Chicago con Cleveland e Pittsburgh.
Il corridoio dei Grandi Laghi vede decine di milioni di viaggi tra le città, e nei prossimi 25 anni è prevista una significativa espansione del traffico passeggeri e merci.
Un viaggio hyperloop da Chicago a Cleveland richiederebbe poco più di mezz’ora, dando un enorme impulso alla regione del Midwest e creando potenzialmente un mercato del lavoro unificato dove le persone potrebbero vivere in una città ma lavorare in un’altra.
Il progetto sta ora passando a una valutazione di impatto ambientale e, in attesa dei risultati e dell’approvazione da parte di diverse agenzie governative, tra cui il Dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti, Hyperloop TT spera di rendere operativa la rotta entro il 2028.
Altrove in Nord America, le proposte di costruire un hyperloop tra Città del Messico e Guadalajara – riducendo il viaggio in auto di sei ore a 38 minuti – hanno vinto un concorso Virgin Hyperloop One nel 2017, ma sono state più lente a guadagnare trazione.
Mentre alcuni sviluppatori hanno lavorato in competizione, altri hanno collaborato attivamente.
Nei primi mesi del 2020 si è formato in Europa un comitato tecnico congiunto denominato “JTC 20”, che si è concentrato sullo sviluppo di approcci comuni all’hyperloop in tutto il continente.
L’alleanza comprende l’olandese Hardt Hyperloop, Hyper Poland, TransPod (una società canadese con uffici in Italia e Francia) e la spagnola Zeloros.
Una rete di centri di ricerca inizierà ad operare in questi paesi nei prossimi anni.
Hardt Hyperloop è all’avanguardia con il proprio Centro Europeo Hyperloop a Groningen, la cui costruzione sarà completata nel 2022.
Secondo Hardt, il centro ospiterà la prima pista di prova ad alta velocità in Europa e un laboratorio dove gli sviluppatori potranno condividere le conoscenze sugli standard, la sicurezza e l’esperienza dei passeggeri.
Hardt prevede inoltre di far costruire il proprio percorso pilota di 10-15-km entro il 2023 e punta ad operare linee commerciali entro il 2028 – un obiettivo che ammette essere ambizioso.
Hardt immagina un futuro in cui ogni grande città europea sia collegata da un hyperloop e in cui i viaggi tra i principali hub come Amsterdam e Francoforte diventino facilmente commutabili.
Incoraggiando il pensiero comune di diversi innovatori in tutto il continente, e con la costruzione di centri di ricerca e di siti di prova che si stanno sviluppando, le possibilità che il primo hyperloop emerga in Europa non dovrebbero essere poco considerate.
Per una tecnologia che Elon Musk una volta disse che avrebbe fornito un’esperienza ai passeggeri “liscia come il vetro”, l’hyperloop ha avuto finora un viaggio accidentato.
Ma con i progressi tecnologici e i test in corso, e con il crescente sostegno dei governi di tutto il mondo, la prospettiva del primo sistema di hyperloop al mondo che accoglierà i passeggeri nel prossimo decennio non è più solo un sogno irrealizzabile.
]]>Nel suo discorso di apertura, Heng Swee Keat, il vice primo ministro di Singapore, ha sottolineato i significativi cambiamenti in atto nell’economia globale di oggi. Alcune parti del mondo si stanno ritirando dalla globalizzazione, mentre altre stanno cercando di aumentare la collaborazione e l’integrazione, ha spiegato. Ha chiesto come i paesi dell’Asia meridionale potrebbero riunirsi meglio per sostenere l’integrazione globale e un sistema commerciale multilaterale. E ha ricordato alla gente la sfida – e la portata – della disuguaglianza globale: “Stiamo assistendo a una crescente disuguaglianza in termini di ricchezza e di reddito, sia all’interno dei paesi che tra paesi diversi. Stiamo assistendo a molte preoccupazioni circa l’impatto della crescita economica sullo sviluppo sostenibile, sull’ambiente”.
Sania Mirza, tennista e ambasciatrice di buona volontà delle donne delle Nazioni Unite per l’Asia meridionale, ha sottolineato i progressi compiuti, ma anche le sfide che rimangono, per la parità di genere – sia nella regione che nel mondo intero. Ha usato la sua esperienza di pratica sportiva per fare un punto forte sugli ostacoli culturali ai diritti delle donne che persistono: “E ‘così profondamente radicato – questa cultura che una ragazza ha bisogno di essere bella e che ha bisogno di essere giusta per essere bella ….. Penso che la cultura debba cambiare”.
La prospettiva di un accordo commerciale tra Stati Uniti e India ha dominato le discussioni durante il panel Trading Against the Tide. Il segretario al commercio americano Wilbur Ross ha riassunto la situazione: “Nessuno dei due governi ha detto che ci sarebbe stato un accordo commerciale in cinque minuti”, ha detto. Ma, ha aggiunto: “Pensiamo che non ci sia un problema strutturale perché non ce ne possa essere uno molto rapidamente”.
Subrahmanyam Jaishankar, ministro indiano degli Affari Esteri, ha incontrato il presidente del World Economic Forum Børge Brende per discutere le prospettive economiche, politiche e sociali del paese. Ha sottolineato il desiderio dell’India di essere un attore globale: “Quello che avete visto sicuramente, negli ultimi cinque anni, è la volontà di andare a coinvolgere i paesi, visitare nuovi paesi – una nuova energia negli affari esteri [dell’India]”. E ha spiegato come stava cercando di perseguire un nuovo tipo di diplomazia, una diplomazia “più morbida, più collaborativa, più comproprietaria”.
Nella sessione finale del vertice, il primo ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina, ha delineato una visione chiara: “Dobbiamo sforzarci di garantire la pace, la sicurezza e l’armonia per ogni individuo nelle nostre società”. Ha anche spiegato come il suo paese mantiene una politica di “amicizia a tutti, malizia per nessuno”.
]]>L’8 novembre 2016, alle 20:15, i televisori in tutta l’India hanno sfarfallato all’unisono. Drammi, partite di cricket e game show sono stati tutti sostituiti con il volto del primo ministro Modi. In questo indirizzo imprevisto e a sorpresa, ha annunciato che le banconote da 500 e 1.000 rupie – del valore rispettivamente di circa 7 e 14 dollari USA – avrebbero presto perso il loro status di moneta a corso legale. Senza alcun valore monetario, sarebbero diventati nient’altro che pezzi di carta, inutili per qualsiasi transazione. “Presto” significava in 3 ore e 45 minuti – con effetto immediato a mezzanotte. E quelle banconote da 500 e 1.000 rupie costituivano non meno dell’86% di tutto il contante in circolazione. Era come se il presidente degli Stati Uniti annunciasse improvvisamente che tutte le banconote da 10 e 20 dollari non avessero più valore, solo con una popolazione 4 volte più grande e molto più dipendente dal contante. I mesi successivi furono il risultato di un esperimento affascinante e involontario: 1,3 miliardi di persone si affollarono per sostituire i loro contanti, il governo si precipitò a stampare nuove banconote e decine di persone morirono nel processo.
L’India vive sui contanti. Si stima che, misurato in termini di volume, il 90-98% di tutte le transazioni nel paese riguardano la valuta fisica, e l’85% dei lavoratori sono pagati in contanti, mentre solo la metà circa della popolazione possiede un conto bancario. Queste sono le condizioni ottimali per il furto fiscale, il che rende estremamente facile ed estremamente comune i guadagni non dichiarati e, quindi, sconosciuti e non tracciati dal governo. L’economia sommersa e informale rappresenta dal 25 al 40% del PIL nazionale.
Mentre i lavoratori salariati hanno automaticamente trattenute fiscali sui loro stipendi, essi rappresentano solo un decimo di tutti i lavoratori organizzati. Gli agricoltori, nel frattempo, che costituiscono circa la metà della forza lavoro nazionale, sono in gran parte esenti – protetti dai politici dal loro grande potere di voto, non diversamente dagli anziani negli Stati Uniti.
Nel 2016, solo 37 milioni di indiani hanno presentato la dichiarazione dei redditi, di cui 10 milioni sono stati esentati, lasciando solo 27 milioni di contribuenti in un paese di 1,3 miliardi. La soluzione di Modi era semplice: costringere tutti a dichiarare i propri guadagni. Dal 9 novembre, gli indiani avevano tempo fino al 30 dicembre per portare in banca le loro 500 e 1.000 rupie. Lì, potevano essere depositati per l’intero valore, o scambiati con altre banconote allo sportello, per un massimo di 4.000 rupie a persona al giorno, poi aumentate a 4.500 e poi ridotte a 2.000 rupie. Gli evasori fiscali, grandi e piccoli, non hanno avuto altra scelta che dichiarare il loro patrimonio o perderlo tutto a gennaio. Qualsiasi deposito strano e di grandi dimensioni senza documenti esplicativi sarebbe stata una bandiera rossa immediata per il governo.
Ma è qui che tutto è andato storto: la banca centrale non poteva preparare in segreto milioni di nuove banconote sostitutive. Stamparle in anticipo avrebbe attirato quindi l’attenzione, poteva causare il caos e mettere in guardia gli stessi criminali che la politica era destinata a colpire. Per questo motivo, la Reserve Bank poteva iniziare a stampare le nuove banconote da 500 e 2.000 rupie solo dopo l’annuncio – lasciandola con poco meno di 4 ore per ristampare la stragrande maggioranza della valuta della seconda nazione più popolosa al mondo. Chiaramente, era un compito impossibile.
Ora, dover portare denaro contante in deposito o in cambio sarebbe stato abbastanza dirompente per molti indiani, ma poiché le nuove banconote erano così scarse, per mesi si sono formate lunghe code al di fuori delle banche e dei bancomat. Inoltre, le banconote sostitutive erano leggermente più piccole, il che richiedeva l’adeguamento degli sportelli automatici per poterle utilizzare. Ci sono state azioni legali, scioperi e proteste contro quella che molti considerano un’ingerenza irragionevole da parte del governo nella vita quotidiana. E nonostante tutto questo, ci sono buone ragioni per essere scettici sul fatto che la politica abbia raggiunto gli effetti desiderati.
In generale, c’erano due obiettivi per la smonetizzazione: In primo luogo, per indebolire il finanziamento del terrorismo e, in secondo luogo, per colpire l’economia sommersa informale. Entrambi sono difficili da misurare. Se i gruppi terroristici hanno subito perdite significative a causa della smonetizzazione, nessuno lo sa con certezza. E il mercato nero è problematico proprio perché non può essere misurato. Quello che sappiamo, secondo la stessa Reserve Bank of India, è che il 99,3% delle banconote demonetizzate sono state successivamente restituite. In altre parole, la politica ha tolto dalla circolazione solo una piccola quantità di denaro. Gli esperti concordano ampiamente sul fatto che il denaro nero è per lo più immagazzinato sotto forma di oro, argento, immobili e conti bancari all’estero, e non di banconote del valore di 7 o 14 dollari USA ciascuna.
E’ vero che la smonetizzazione ha aggiunto un record di 9 milioni di nuovi contribuenti, ma la distruzione di massa che ha causato ha anche rimosso quasi lo stesso importo – 8,8 milioni di persone hanno smesso di pagare quell’anno, probabilmente a causa della perdita di reddito. E mentre i pagamenti digitali hanno registrato un significativo picco di utilizzo, non ci sono stati effetti duraturi dopo che le nuove banconote sono state completamente distribuite.
Tre anni dopo, l’unico risultato certo della smonetizzazione è stato il caos immediato che ha creato in tutta la nazione: ore sprecate in banca, incertezza finanziaria per i più vulnerabili, perdita di stipendi e almeno diverse vite innocenti. Peggio ancora, è venuta fuori dal nulla, non come risposta all’inflazione o a disordini. Allora, perché la politica è ancora così popolare in India, considerato tutto quello che sappiamo, tra coloro che ne hanno pagato personalmente i costi?
Come il consolidamento del potere di Xi Jinping in Cina, Modi ha venduto con successo una storia di ingiustizia, di lotta alla corruzione e ai criminali, per ottenere infine un sostegno politico. Poco dopo, il partito di Modi ha vinto le elezioni del 2017 nel suo stato di nascita, il più popoloso dell’India con i suoi 200 milioni di persone, grazie, in parte, alla convinzione popolare che la smonetizzazione era un sacrificio collettivo necessario per far pagare ai ricchi la loro giusta parte. Chiunque abbia protestato contro questa politica poteva facilmente essere etichettato come un criminale che cercasse di nascondere il denaro nero.
Piuttosto che far rivoltare la popolazione contro il governo, la smonetizzazione l’ha arruolato, facendo sentire di fare personalmente la propria parte per aiutare a combattere il crimine. Il partito di Modi avrebbe potuto approvare leggi altrettanto efficaci, ma meno dirompenti, per colpire il denaro nero e spiegare alle persone di voler ottenere sostegno. Invece, egli sapeva che il modo più efficace per trasmettere informazioni è di mostrarle alla gente, in prima persona. La smonetizzazione ha raggiunto il suo vero obiettivo di guidare il sostegno politico rendendo un concetto, astratto e lontano, tangibile e interattivo.
]]>Perché qualcuno dovrebbe pensare di investire in India? Non è un po’ di nicchia? Cosa potrebbe, a nostro parere, portare un guadagno a lungo termine per gli investitori derivante dall’investimento in azioni indiane che non può essere raggiunto da nessun’altra parte? Beh, guardiamo a quello che noi di Pictet Asset Management riteniamo sia il caso dell’India.
In primo luogo, le società indiane hanno prodotto in media un rendimento del capitale proprio superiore di circa il 30% rispetto ai più ampi mercati emergenti. Ora, l’India non è immune da una maggiore volatilità, ma riteniamo che una migliore qualità delle società sia una delle ragioni per cui l’India supera i suoi concorrenti dei mercati emergenti. Più recentemente, stiamo anche assistendo a un calo delle correlazioni tra i mercati azionari indiani e i mercati azionari sviluppati e, a nostro avviso, questa è una delle ragioni della buona performance delle azioni indiane rispetto al più ampio spazio dei mercati emergenti, e perché continua a rimanere interessante.
Allora, cosa guida la storia della crescita indiana? Beh, ci sono una serie di fattori che crediamo rendano le azioni indiane attraenti a lungo termine, e alcune di queste sono davvero notevoli. In primo luogo, c’è una lunghissima strada da percorrere per la crescita, soprattutto con l’aumento della popolazione in età lavorativa. Questo è uno dei fattori chiave per migliorare il profilo di crescita del PIL. In secondo luogo, anche i fattori macroeconomici sostengono la crescita. Abbiamo l’IDE (investimento diretto dall’estero) in crescita, i disavanzi di bilancio sono sotto controllo e le aspettative a lungo termine per la crescita del PIL sono tra le più alte del mondo e, soprattutto, l’India sta intraprendendo riforme profonde, tra cui le riforme fiscali sui beni e servizi, la digitalizzazione e le riforme del settore bancario, che stanno tutte contribuendo a ridurre la corruzione. A tutto questo si aggiunge il rimbalzo che è venuto dopo la vittoria del Primo Ministro Modi per la rielezione e le condizioni, a nostro avviso, sono state poste per la continuazione della storia di crescita a lungo termine dell’India.
]]>L.O. Due semplici lettere che hanno segnato uno dei più grandi cambiamenti nella storia dell’umanità. Nel 1969 i programmatori stavano cercando di digitare “login”. 50 anni dopo e metà del mondo è ora online. Ma quella metà proviene principalmente dal mondo ricco. Come cambierà Internet con la seconda metà dell’umanità che si connette online e come cambierà questa grazie a Internet?
La penetrazione di Internet in India è stata piuttosto bassa fino a poco tempo fa, ma le cose sono cambiate con il lancio di una nuova rete mobile chiamata Reliance Jio, con telefoni incredibilmente economici e prezzi dei dati incredibilmente bassi. Reliance Jio si è lanciata aggressivamente sul mercato nel 2016, offrendo telefoni sovvenzionati e dati gratuiti per agganciare le persone. L’India è passata dall’essere un luogo relativamente costoso per consumare dati all’essere il più economico del mondo. I prezzi sono crollati del 94%.
Gli utenti più recenti nei paesi in via di sviluppo navigano in Internet allo stesso modo delle persone nel mondo sviluppato. Quando le persone si connettono online la prima cosa che fanno è chattare con i loro amici, guardare sport, guardare film, guardare video musicali. Guardano una quantità estremamente grande di pornografia. Ma è qui che finiscono le somiglianze. Internet è stato costruito sul presupposto che molti utenti parlano inglese, sono alfabetizzati e sono esperti di media. Nessuna di queste cose rimane vera per la seconda metà di internet. Avete un sacco di lingue che non godono di un ottimo supporto in termini di browser web o di input. E ci sono un sacco di persone che non sanno leggere o scrivere. Non c’è praticamente nessun utilizzo di computer desktop, computer portatili. E’ quasi interamente su telefoni cellulari e questi telefoni cellulari tendono a non essere quelli costosi, molto potenti. Hanno quantità limitate di memoria. Questo sta spingendo le grandi aziende tecnologiche a cambiare il modo in cui funzionano i loro prodotti. Devono capire questi nuovi comportamenti. Devono ripensare radicalmente il modo in cui forniscono i loro servizi. Per gran parte del mondo che si sta mettendo in rete, il testo non è il modo naturale di interagire. Sono applicazioni più piccole che possono fare di più e che possono essere utilizzate con la voce o il video piuttosto che con il testo. Molti giganti della tecnologia hanno già iniziato ad affermarsi nei mercati emergenti. Facebook ha oltre 1,5 miliardi di utenti nei paesi in via di sviluppo e il canale YouTube con il maggior numero di abbonati è uno studio di Bollywood e un’etichetta discografica. Creare grandi basi di utenti è una cosa, guadagnare soldi da loro è un’altra.
Il presupposto prevalente intorno a fare soldi su Internet fino a questo punto è stato un presupposto in gran parte americano, quello della pubblicità. Il 99% delle entrate di Facebook proviene dalla pubblicità, così come l’85% di Google. Ma molte persone nei paesi in via di sviluppo sono povere. Così gli utenti non hanno lo stesso valore per gli inserzionisti. Prendete l’ultimo trimestre del 2018 di Facebook. In Nord America fanno 12 volte più soldi per utente che in Asia. E anche il fatturato annuo complessivo dei paesi in via di sviluppo è molto più basso. Google, ad esempio, ha circa il 46% dei suoi ricavi che proviene solo dagli Stati Uniti, e solo il 15% circa dall’Asia. Questo 15% include paesi ricchi come l’Australia e il Giappone. Toglieteli, e le entrate provenienti dall’Asia sarebbero ancora più basse.
Se il modello pubblicitario tradizionale non funziona, le aziende tecnologiche dovranno pensare fuori dagli schemi. Quello che la gente pagherà è l’opportunità di esprimersi. Fino a quando l’avvento degli smartphone è stato una realtà, un grande giro di denaro per le reti mobili indiane era qualcosa che si chiamava “caller-ringback tone”. Scegliere una canzone che mi piace molto, e se mi chiami la sentiresti, e io pago un canone mensile perché questo accada. Ora pensate a cosa sia esattamente questo. Sto pagando dei soldi per una canzone che non ascolterò mai, solo perché i miei amici che mi chiamano possano sentirla perché voglio esprimermi. Quindi ci saranno tante idee nuove come questa per somme di denaro molto, molto, molto piccole, ma stiamo parlando di tante e tante persone che fanno queste cose.
Una cosa è certa: che la seconda rivoluzione di internet cambierà in meglio la vita delle persone. La capacità delle persone in tutto il mondo di divertirsi sta diventando un po’ più equa. E questo, anche se è difficile individuare i dati economici, è un beneficio netto solo per il benessere generale dell’umanità, che può essere molto facile da sottovalutare o ignorare, soprattutto se si è abituati a queste cose, ma ha un impatto davvero significativo.
]]>L’economia indiana è cresciuta solo del 5% su base annua tra aprile e giugno, il quinto trimestre consecutivo di decelerazione, mentre le aziende e i consumatori che soffrivano di una stretta creditizia acuta hanno stretto le cinture. I dati cupi, che sono stati ben al di sotto delle aspettative degli analisti, sono fortemente diminuiti rispetto all’espansione del 5,8 per cento registrata nel periodo precedente e dall’8 per cento nello stesso trimestre dell’anno scorso. Il ritmo lento – la crescita più lenta in sei anni – evidenzia la profondità del malessere che ha attanagliato un paese che non molto tempo fa si era goduto il suo status di grande economia in più rapida crescita al mondo. Illustra anche la gravità delle sfide che il primo ministro Narendra Modi si trova ad affrontare pochi mesi dopo la sua schiacciante vittoria di rielezione a maggio.
Durante la campagna elettorale, Modi si vantava di presiedere alla più rapida espansione economica nella storia dell’India, sebbene molti economisti indipendenti sollevassero dubbi sulla credibilità delle statistiche su cui basava la sua richiesta. Ma il deterioramento del quadro economico dell’India nell’ultimo anno è diventato sempre più difficile da ignorare. I gruppi imprenditoriali d’élite sono pessimisti e resistono agli investimenti, mentre le famiglie hanno ridotto le spese man mano che aumentano le perdite di posti di lavoro. “Questo governo non è stato in grado di generare alcuna speranza che i prossimi cinque anni saranno migliori di oggi”, ha detto questa settimana Sunil Kumar Sinha, economista principale di India Ratings & Research. “La prima cosa che il governo deve fare è cambiare il sentimento”.
I consumi privati - il principale motore di crescita in India negli ultimi anni – sono cresciuti solo del 3,1% su base annua tra aprile e giugno, in calo rispetto al 7,2% nei primi tre mesi del 2019. La crescita della produzione manifatturiera è crollata a solo lo 0,6% su base annua, rispetto a un aumento del 12% nello stesso periodo dell’anno scorso, mentre l’agricoltura è cresciuta del 2% su base annua, rispetto al 5,1% dell’anno scorso. Uno dei principali fattori di crescita è stata la spesa pubblica, che è cresciuta dell’8,5 per cento su base annua.
Rashesh Shah, presidente e amministratore delegato del gruppo di servizi finanziari Edelweiss, ha dichiarato di sperare che i dati servano da sveglia al governo e lo incoraggino ad avviare riforme strutturali. “Spero che questo spinga il governo a pensare davvero alle azioni fuori dagli schemi”, ha detto a un canale televisivo locale. “Il governo potrebbe non intensificare molto rapidamente lo stimolo fiscale, ma possono fare molte altre cose”.
La scorsa settimana New Delhi ha adottato una serie di misure per dare un nuovo impulso alla crescita e conquistare nuovi investimenti esteri. Venerdì, il ministro delle finanze Nirmala Sitharaman ha annunciato che il governo stava fondendo 10 banche del settore pubblico in quattro entità più grandi, con istituti di credito più piccoli e più deboli spinti in gruppi più forti e più grandi nella speranza di rafforzare il sistema finanziario dominato dallo stato. All’inizio di questa settimana, il gabinetto ha semplificato i requisiti di approvvigionamento locale per i rivenditori stranieri monomarca come Ikea e Apple e ha permesso loro di avviare piattaforme di e-commerce prima di aprire negozi di mattoni e malta.
Nuova Delhi sta revocando il divieto alle agenzie governative di acquistare nuovi veicoli per sostituire le loro flotte obsolete e di accelerare i rimborsi fiscali per le piccole imprese. Ma anche con una manna di $ 25 miliardi di questa settimana da parte della Reserve Bank of India, gli analisti hanno affermato che Nuova Delhi aveva uno spazio fiscale limitato per ulteriori misure di stimolo, mentre i dati più recenti potrebbero sollevare ulteriori domande sul realismo degli obiettivi di raccolta delle entrate del governo. Gli economisti ritengono che saranno necessarie riforme più profonde, compreso il disinvestimento su vasta scala dei beni pubblici. “A meno che non affrontino alcuni dei problemi strutturali, il tipo di annunci di aiuti alla banda non farà molta differenza”, ha dichiarato Sinha dell’India Rating.
]]>Oggi c’è solo una superpotenza nel mondo. Sono gli Stati Uniti ma, se vediamo nella storia antica, la potenza economica e militare del mondo era centrata nel continente asiatico, e due dei paesi più potenti di quel tempo erano l’India e la Cina, che erano considerati i più influenti paesi a causa della loro superiorità nel commercio, nella connettività e nei campi tecnologici… per lungo tempo.
Ma negli ultimi secoli questi paesi hanno affrontato vari problemi come il sottosviluppo, la povertà e l’analfabetismo, principalmente a causa dell’impatto negativo di lunghi anni di colonizzazione, e sono diventati tra i più poveri del mondo. Ma nel XXI secolo l’India e la Cina stanno ancora salendo la scala, sviluppandosi così velocemente da essere considerati i due principali contendenti per la prossima superpotenza nel mondo. Quindi in questo video vedrete un confronto dettagliato tra India e Cina.
]]>L’India sta affrontando un importante anno elettorale. E al di fuori delle recenti tensioni con il Pakistan, l’economia rimane una questione chiave della campagna. L’economia indiana è la grande economia in più rapida crescita al mondo. È anche un grande paese con una grande popolazione. Le Nazioni Unite si aspettano che l’attuale popolazione dell’India di 1,3 miliardi continui a crescere e superare la Cina entro il 2024. Ma ha alcuni grossi problemi.
Alcuni anni fa, l’attuale primo ministro Narendra Modi ha promesso di aggiungere 10 milioni di posti di lavoro per aiutare a rilanciare l’economia. Questo non è successo. Il tasso di disoccupazione si colloca invece al massimo degli ultimi 45 anni. E il PIL pro capite, che è una misura della ricchezza in tutto il paese, resta indietro rispetto ai rivali come la Cina di un ampio margine. L’India può continuare a crescere a un ritmo così veloce? E se lo fa, a quale costo? Ecco come l’India è diventata la grande economia in più rapida crescita al mondo.
La storia dell’India: La potente economia indiana di questi giorni inizia subito dopo l’indipendenza del paese dalla Gran Bretagna nel 1947. Subito dopo l’India ha adottato un’economia chiusa. Era essenzialmente un paese socialista. Per anni l’economia indiana è rimasta stagnante a causa di una serie di politiche socialiste copiate dall’Unione Sovietica, come i piani quinquennali. Ha inoltre nazionalizzato importanti settori come l’industria mineraria, le assicurazioni, le telecomunicazioni e, infine, la maggior parte del settore bancario. Povertà e corruzione erano grandi problemi. La regolamentazione troppo zelante ha aumentato la corruzione. L’economia dello stile socialista del paese ha continuato a andare a rilento fino al 1991. Quello è stato l’anno è cambiato tutto.
L’Unione Sovietica, uno dei principali partner commerciali, era crollata. E la prima guerra del Golfo ha sconvolto il flusso di denaro proveniente dai lavoratori indiani in Medio Oriente. Quindi, quando si arriva a circa il 1990, l’India è ancora un paese molto povero. Il 1991 è stato un anno cruciale, le riforme economiche sono state avviate sostanzialmente quando la globalizzazione ha cominciato ad aumentare. Quell’anno, il rating internazionale dell’India è stato declassato per ottenere un prestito dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale. Il paese ha implementato un piano di riforme economiche. L’India ha aperto i mercati alla concorrenza straniera, ridotto il deficit di bilancio ed eliminato le restrizioni sugli investimenti stranieri, rendendo più facile per gli imprenditori e gli indiani creare le imprese per ottenere finanziamenti. E quel processo continuò fino al 2004. Tutti i sistemi di comando e controllo furono smantellati; il commercio estero è stato aperto, e poi l’economia indiana ha iniziato a crescere un po ‘più velocemente. E in particolare, a partire da circa il 2003, l’economia è davvero decollata.
Quindi, se si impiegano circa 15 anni dal 2003 in poi, l’economia è cresciuta di quasi il sette e mezzo per cento annualmente. Una grande ragione per cui l’economia indiana è decollata è stata la crescente crescita del paese soprattutto nel settore dell’Information Technology. Seguendo un’economia liberalizzata, gli imprenditori indiani si resero presto conto che l’I.T. poteva diventare un affare redditizio. Le scuole private di ingegneria hanno iniziato a spuntare, creando un gran numero di lavoratori desiderosi di trovare posti di lavoro, con salari più bassi rispetto agli lavoratori I.T. degli Stati Uniti. Le società statunitensi Citibank e Texas Instruments hanno preso nota e assunto alcuni dei talenti che hanno convalidato il nuovo settore del paese. Entro il 2007, il settore I.T. ha registrato entrate per 23,5 miliardi. Entro il 2018, si stava portando a 167 miliardi. Le aziende I.T.sono ora i maggiori datori di lavoro privati dell’India.
Un altro grande motivo per cui l’economia indiana ha continuato a crescere a un ritmo così rapido sta nella semplice demografia. L’India ospita oltre 1,3 miliardi di persone e gran parte della popolazione è relativamente giovane e attiva. Gli esperti lo chiamano “il dividendo demografico“. La popolazione anziana dell’Asia dovrebbe esplodere nei prossimi anni. L’India, tuttavia, sta contrastando questa tendenza. Il 65% della sua popolazione ha meno di 35 anni. Deloitte, la società di consulenza globale, prevede che l’India potrebbe fornire più della metà della forza lavoro dell’Asia nel prossimo decennio. L’India è ora la sesta economia più grande al mondo. Il FMI prevede che presto potrebbe superare il Regno Unito, il suo ex colonizzatore, come produzione totale del PIL.
Ma il Paese sta affrontando alcuni ostacoli. La crescita del lavoro un grande problema. L’attuale primo ministro indiano Narendra Modi affronta le critiche per non aver aggiunto i 10 milioni di posti di lavoro che ha promesso nella sua campagna del 2014. A novembre 2016, ha improvvisamente annunciato che le banconote da 500 e 1000 rupie sarebbero state ritirate dalla circolazione. L’economia ha dovuto affrontare una grave carenza di liquidità, ed alcuni economisti sostengono che la mossa sia costata all’economia circa 1,5 milioni di posti di lavoro. Nonostante la reputazione dell’India come centro tecnologico e di servizi, la forza lavoro del paese rimane in gran parte nel settore informale. Circa l’81% dei lavoratori indiani si occupa dei propri affari nell’economia informale. Ciò significa posti di lavoro come venditori ambulanti, autisti di risciò o aiuto domestico pagati in contanti.
Alcuni economisti dicono che se l’India vuole progredire verso un’economia sviluppata ha bisogno che il settore informale si integri meglio con il settore finanziario. Gran parte dell’economia è in realtà nel settore informale. Solo per fare un esempio: in India, il 95 percento delle imprese impiega cinque o meno persone. Quindi questi sono davvero negozi mom-and-pop. Ciò riguarda l’informalità a cui opera.
Mentre l’economia indiana è in piena espansione, il suo tasso di disoccupazione è il peggiore degli ultimi 45 anni, un segnale che i posti di lavoro non vengono creati allo stesso ritmo. Gli economisti chiamano questa crescita senza lavoro. È quando l’economia cresce, ma genera posti di lavoro a un tasso inferiore al suo potenziale. L’industria agricola è un enorme datore di lavoro in India, ma non sta vedendo lo stesso tipo di crescita come altri settori. Ciò potrebbe portare a mettere milioni di giovani senza lavoro. Gli esperti affermano che il problema irrisolto della crescita senza lavoro e il mancato rinnovo dei lavoratori potrebbero danneggiare l’economia in futuro. Il problema del lavoro indiano ha a che fare con la disponibilità di buoni posti di lavoro; lavori che pagano salari ragionevoli, e questo è particolarmente vero per i lavoratori alla fascia bassa della distribuzione, che quando si guardano lavoratori non qualificati o con qualifiche basse, non ci sono abbastanza posti di lavoro ben retribuiti. Il World Economic Forum dice che l’India ha bisogno di lavorare sullo sviluppo delle infrastrutture e sull’urbanizzazione delle regioni del paese se vuole stare al passo.
Anche la povertà rimane un grosso problema. Il 12,4% del paese vive al livello di povertà internazionale, sopravvivendo con meno di un dollaro USA e 90 centesimi al giorno. Tuttavia il paese ha fatto progressi. Tra il 2005 e il 2016, 271 milioni di persone sono uscite dalla povertà, dimezzando il tasso di povertà al 28%. I dati demografici in rapida evoluzione dell’India potrebbero aiutarla a diventare una superpotenza economica. Ma sta anche creando grandi ostacoli. L’India è una democrazia grande e caotica, e se grandi strati della popolazione si sentissero lasciati fuori dalla crescita economica, ciò potrebbe portare a disordini politici. Tutto sommato, tuttavia, l’economia indiana non mostra ancora alcun segno di rallentamento.
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