È stato un anno di cambiamenti, personificato dai nuovi numeri 1 in cima alle nostre liste nazionali e internazionali: negli Stati Uniti, la CEO di Lockheed Martin, Marillyn Hewson, che sta guidando un gruppo di donne al timone degli appaltatori della difesa; e all’estero, Emma Walmsley di GlaxoSmithKline, che sta rifacendo il colosso farmaceutico britannico. Abbiamo visto dirigenti che erano caduti dai ranghi più alti in classifica tornare con grandi ruoli- Gail Boudreaux di Anthem e Roz Brewer di Starbucks – e altri, come Judith McKenna di Walmart, hanno ottenuto importanti promozioni.
Ma il 2018 ha visto anche il numero di donne CEO che gestiscono le aziende del Fortune 500 scendere da 32 a 24, un segnale che il momentum potrebbe rallentare. Le donne di colore lo sanno troppo bene; la nostra lista rispecchia l’evidente mancanza di diversità che affligge ancora le C-suite delle aziende, uno stato di cose evidenziato dalla partenza di icone come Indra Nooyi di PepsiCo. Come Stacey Abrams, il candidato democratico a governatore della Georgia, ci dice nel suo saggio sulla leadership: “Possiamo brindare ai risultati, ma dobbiamo continuare a chiedere di più, a chiedere parità“.
La lista delle donne più potenti nel mondo degli affari è compilata dagli editori di Fortune, che considerano quattro criteri: la dimensione e l’importanza dell’attività della donna nell’economia globale, la salute e la direzione dell’azienda, l’arco della carriera della donna (curriculum ed obiettivi futuri), e la sua influenza sociale e culturale.
La lista completa delle Top Women in Business americane si trova qui.
Quella internazionale si trova qui.
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